Il sindaco
Gianluca Galimberti ha ricevuto in mattinata Vittorio Radovan, uno
dei 350.000 profughi Giuliano Dalmati che hanno vissuto l'esodo
dall'Istria, dove è nato, settimo di nove figli, nel 1918, e dove,
dopo una sofferta esperienza di vita fortemente segnata dalla guerra,
ha lasciato casa e vigne, parenti d amici, in cerca di un "rifugio"
per sé e per la sua famiglia, arrivando a Cremona nel 1963. Insieme
alla moglie, ai figli Anteo e Maria, e ai genitori Carolina e Matteo,
all'epoca quasi novantenni, Vittorio Radovan venne alloggiato nell'ex
caserma Lamormara, in via Villa Glori, utilizzata allora per ospitare
gli ultimi profughi provenienti dall'Istria e dalla Dalmazia.
Accompagnato dalla figlia Maria, da parenti e amici, Vittorio
Radovan, dotato di una grande memoria e di un grande amore per
l'Italia e soprattutto per Cremona, città che lo ha accolto,
permettendogli di assicurare un futuro a lui e a tutta la sua
famiglia, teneva molto ad incontrare il sindaco, per raccontargli la
sua storia, comune a tanti altri istriani, ed il suo "orgoglio
di essere Italiano e di essere stato un buon italiano", queste
le sue testuali parole.
Vittorio Radovan è sempre stato un gran
lavoratore e anche da pensionato ha continuato a prestare la sua
opera di volontario presso il Centro anziani della Parrocchia della
Beata Vergine di Caravaggio, ricevendo per questo di recente anche
una medaglia d'oro di cui va molto orgoglioso, e si è sempre
prodigato per tutti quelli che avevano bisogno di lui, anziani e
persone sole in particolare; si è preso cura dei giardini e degli
orti di tutto il vicinato, occupazione che ancora adesso, a 96 anni,
gli riempie le giornate.
Il sindaco, molto colpito dalla vicenda
personale ed umana di Vittorio Radovan, al quale ha espresso tutta la
sua ammirazione per la tenacia e per la grande forza interiore di
fronte ad una tragedia immane, ha detto che i giovani hanno molto da
imparare da storie come la sua.
Testimonianze di protagonisti diretti
di fatti accaduti durante e dopo il secondo conflitto mondiale sono
importanti per tenere viva la memoria di tutte le vittime e delle
violenze, delle sopraffazioni, delle lacerazioni provocate dalla
guerra, permettendo di approfondire soprattutto la storia dell'Europa
dell'Est in quel particolare periodo storico.
Un abbraccio finale a
Vittorio Radovan ha chiuso questo incontro davvero emozionante e
atteso con grande trepidazione da questo uomo sopravvissuto a tante
dolorose e dure esperienze.