Oggi
idealmente accanto alle bandiere italiane abbiamo quelle della
Francia e dell’Europa. Siamo uniti, infatti, da un come destino. Ci
sentiamo concittadini dei persone uccise e delle loro famiglie. Oggi più
che mai, dobbiamo raccontare un nuovo incontro tra i popoli che si
costruisce a partire dai territori, che combatte questo odio
vigliacco, stupido, atroce.
Ho pensato
al significato di una matita contrapposto a quello del fucile:
significa che le parole, le idee, il pensiero possono cambiare la
storia. Questo solo se le parole contengono verità se sono piene di
desiderio e di incontro, se costruiscono ponti. Alla violenza si
risponde con relazioni tra le persone, con le parole che sanno
costruire interazioni leali, vere e serie, con le matite.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di parole che contengono umanità. Insieme all’Imam qui presente e alla comunità islamica pochi giorni fa siamo scesi in piazza insieme per un’altra strage, quella dei bambini del Pakistan uccisi da una diabolica violenza. Pronunciamo ancora queste parole: quello che è successo, a Parigi come in Pakistan, non ha nulla a che fare con il Dio della Misericordia, il Dio dei credenti e non credenti, dei musulmani e dei cristiani. Rispondiamo oggi, istituzioni e cittadini insieme, affermando che c'è una cosa preziosa che dobbiamo difendere: è la democrazia che vuol dire libertà di stampa, capacità di confronto, ricerca di coesione. Le scuole sono tra i luoghi principali in cui costruire tutto questo. Così possiamo lottare per la pace, a partire da qui, insieme".