Continua il
confronto iniziato lo scorso mese tra i sindaci dell'area ex- A1 di
Cremona per trovare delle azioni comuni nella lotta allo smog. Dopo
il primo approfondimento del 12 novembre, i Comuni che avevano
sottoscritto il protocollo anti smog - presenti all'incontro, il
Comune di Cremona (assessore al Territorio e alla Salute Alessia
Manfredini), Bonemerse, Castelvetro Piacentino, Gerre Caprioli,
Malagnino, Spinadesco e Persico Dosimo - si sono ritrovati, ieri
pomeriggio, con il direttore della Arpa di Cremona Fiorenzo Songini e
Paola Carli di Arpa Lombardia per approfondire i dati e la situazione
delle sorgenti inquinanti nella nostra provincia.
L'analisi dei dati ha consentito di individuare con maggior puntualità gli ambiti su cui intervenire, in considerazione delle diverse concentrazioni di emissioni rilevate per i vari macrosettori. Le misurazioni effettuate da Arpa hanno rilevato che una parte consistente delle concentrazioni di PM 10 è da attribuire alla combustione non industriale ed in particolare alla combustione della legna, seguono il contributo delle emissioni derivanti dal traffico veicolare e dall'agricoltura.
Occhi
puntanti quindi sulla legna, ed in particolare sulla diversa
tipologia di impianti in uso (camino aperto tradizionale, stufa
tradizionale a legna, camino chiuso, stufa o caldaia innovativa,
stufa automatica a pellets o cippato) che immettono nell'aria
quantità di PM 10 variabili da 3679 t/anno per gli impianti più
obsoleti a 103 t/anno, nel caso di impianti più moderni ed
efficienti.
La
combustione della legna nei piccoli apparecchi, in alternativa al
metano o al teleriscaldamento, può rappresentare un fattore di
criticità emergente. Questo sistema di riscaldamento è ora
utilizzato da molti cittadini che lo preferiscono principalmente per
un fattore economico. Relativamente ai controlli, i Sindaci hanno
sottolineato la necessità di avere una legislazione puntuale sugli
impianti a legna e conseguentemente la specifica sulle competenze, in
particolare sull’attività di controllo.
Sono stati
inoltre affrontati il tema degli impianti di biogas, numerosissimi in
provincia di Cremona, la questione dei controlli sulle emissioni e il
futuro utilizzo dell'energia per scaldare gli edifici.
Le azioni
locali individuate nel passato erano quelle delle domeniche a piedi,
che riducono comunque i picchi di inquinamento, ma che non riducono
la concentrazione di polveri di fondo, rappresentata dalla
consistente concentrazione di Pm10 secondario. Tutti sono stati
concordi sulla necessità di azioni strutturali, nella consapevolezza
che ognuno deve dare il proprio contributo, soprattutto in vista
degli obiettivi ambiziosi previsti dal PRIA della riduzione delle
emissioni del 15% al 2020 rispetto al 2010.
I tecnici
dell'Arpa hanno restituito i dati dello scorso inverno rilevando che
in provincia di Cremona, grazie anche alle condizioni meteorologiche
più favorevoli, i dati sono in linea con quelli a livello regionale.
Le temperatura alte hanno determinato un minore utilizzo degli
impianti di riscaldamento e la pioggia ha contribuito alla
dispersione degli inquinanti.
A Cremona,
dall'inizio dell'anno, si sono registrati 63 sforamenti alla
capannina di via Fatebenefratelli, 47 a Cadorna, 62 a Spinadesco e 26
a Gerre Borghi. La media delle centraline è di 52 superamenti. Arpa
si è detta disponibile ad utilizzare un mezzo mobile per poter
approfondire i dati nei singoli comuni.
Il prossimo
appuntamento è previsto per il mese di gennaio.