In occasione della Giornata nazionale della memoria per i Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace questa mattina, alle ore 9,30, al parco Caduti di Nassiriya (via Trebbia, angolo via Massarotti), si è tenuta una cerimonia commemorativa davanti al cippo che ricorda i civili e i militari morti a causa di un attentato avvenuto il 12 novembre del 2003, quando un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri di Nassiriya, in Irak, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra carabinieri, militari e civili.
Alle 9,15 vi è stato l'afflusso dei partecipanti, quindi lo schieramento. Alle 9,30 è iniziata la cerimonia vera propria con l'onore ai caduti e la deposizione di una corona d'alloro da parte del Sindaco Oreste Perri, del Presidente della Provincia Massimiliano Salini, del Prefetto Paola Picciafuochi, del Comandante provinciale dei Carabinieri Ten. Col. Cesare Lenti e del Comandante del X reggimento Genio Guastatori Col. Pier Francesco Cacciagrano. Dopo il Silenzio è seguita la lettura dei nomi dei caduti di Nassiriya.
Al termine della cerimonia e prima della lettura della Preghiera dei Caduti, il sindaco Oreste Perri ha pronunciato il seguente intervento: Autorità civili e militari, benemeriti rappresentanti dell’Associazione Carabinieri e associazioni combattentistiche e d’arma, oggi è la giornata dedicata alla memoria di tutti coloro, civili e militari, che sono caduti prestando il loro servizio nelle missioni internazionali di pace, che ricordiamo in una giornata rimasta scolpita nelle menti e nei cuori di tutti gli italiani: il 12 novembre del 2003. Quindi oggi è il decimo anniversario.
Quel giorno, a Nassiriya, morivano, vittime di un atroce attentato, 12 carabinieri, 5 soldati dell’Esercito e 2 civili impegnati ad aiutare il popolo iracheno a ritrovare la libertà e a conquistare la pace dopo una feroce dittatura. Abbiamo appena sentito scandire i loro nomi.
I nostri militari erano a Nassiriy per aiutare gli iracheni. Hanno aiutato uomini, donne, bambini a riprendere la convivenza civile dopo anni di oppressione, repressione persecuzione. Hanno aiutano le forze militari e la polizia irachene a strutturarsi secondo i principi dello Stato di diritto. Hanno sfamato, curato, salvato. Non hanno preso nulla, ma dato molto, in ogni senso. Hanno donato la propria vita.
Purtroppo, ancora oggi nel mondo ci sono molti focolai di guerra, paesi che auspicano il realizzarsi al loro interno di società civili e democratiche, popolazioni che si sono appena liberate da dittature, ma che continuano a lottare contro la fame, contro la sopraffazione politica ed economica di sistemi di potere minati dall’instabilità.
Le migliaia di profughi che fuggono da condizioni di vita insostenibili attraversando il Mediteranno e, troppo spesso, perdendo la vita, ne sono la tragica testimonianza.
L’impegno per la giustizia delle vittime di Nassiriya non sarà stato vano e il lavoro dei nostri militari, volontari e missionari, che operano in varie parti del mondo potrà essere più efficace se ciascun cittadino si farà ogni giorno promotore di pace nella denuncia di qualsiasi forma di violenza e di intolleranza a tutela del rispetto per la dignità umana e dei diritti dei popoli.
Oggi, come allora, un’intera comunità nazionale si sente vicina ai famigliari dei caduti e rinnova ad essi il sentimento di vicinanza e di affetto mia sopito. L’Italia non ha dimenticato e non dimenticherà mai i martiri di Nassiriya. Non ha dimenticato e non dimenticherà la generosa azione, nella martoriata terra irachena, affinché per quel popolo potesse avvicinarsi una prospettiva di pace, serena e proficua convivenza, così come l’Italia è unita e si stringe alle donne e agli uomini che, inviati dal nostro paese nei luoghi dove le guerre ed i conflitti hanno potato morte e distruzione, lavorano con coraggio ed abnegazione perché queste situazioni di dolore e di ingiustizia scompaiano.
I caduti di Nassiriya, come tutti i caduti delle missioni di pace, sono morti perché altra gente potesse vivere senza paure e pericoli nei propri Paesi. Sono morti per tenere lontano da noi questi pericoli. Dobbiamo continuare a lavorare assieme con la volontà di vincere il male con il bene, con tutti gli strumenti della democrazia, con la forza della speranza. Grazie a tutti coloro che cooperano per la pace.