30 novembre 2013

Annuario Statistico 2013: tanti dati utili per costruire il futuro

Donne a Cremona: Statistiche al Femminile, un'analisi della presenza delle donne sul nostro territorio, nella convinzione che questi dati possano essere utili per supportare politiche pubbliche in grado di orientarsi sempre più verso il perseguimento dell'uguaglianza di genere. E' questo l'aspetto che caratterizza l'Annuario Statistico 2013 della città di Cremona. La pubblicazione è stata presentata questa mattina, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale. Dopo una breve introduzione dell'assessore ai Servizi Statistici Maria Vittoria Ceraso, che si è poi soffermata su alcuni aspetti dei dati contenuti nel documento, hanno preso quindi la parola Enrico Fabrizi, dell’Università Cattolica di Piacenza, che ha illustrato i dati salienti dell’Annuario, e Gigliola Reboani, giornalista de La Vita Cattolica, sulla figura di Lucia Zani (presente anch'essa all'iniziativa) sui ricordi di un’esperienza di vita al femminile a Cremona. L’incontro si è concluso con l'intervento del sindaco Oreste Perri, al quale ha fatto seguito l’inaugurazione della mostra allestita nella Sala Alabardieri di Palazzo Comunale dall’Atelier d’arte delle strutture riabilitative UOP 29 dell’Azienda Istituti Ospedalieri di Cremona che ha realizzato le immagini della copertina e dell’introduzione ai vari capitoli dell’Annuario (alcune delle quali riprodotte in questo articolo) e che sarà aperta al pubblico per una decina di giorni.



Al prof. Enrico Fabrizi, dell'Università Cattolica del Sacro cuore – Sede di Piacenza, è toccato innanzitutto il compito di mettere in evidenza, attraverso una breve analisi, alcuni dati, rimandando ad una lettura delle numerose tabelle dell'Annuario che sarà quanto prima disponibile anche sul sito del Comune. 

Nel corso del 2012 la popolazione residente nel comune di Cremona è diminuita di 42 unità, da 72.179 a 72.137. Una variazione minima, in linea con la dimensione delle variazioni che abbiamo registrato negli ultimi quindici anni, con l’eccezione di un episodio di crescita sostenuta nel 2007, frutto però di una “sanatoria” che ha fatto emergere un numero elevato di immigrati stranieri già presenti in città. In una prospettiva temporale più ampia, la dinamica della demografia cittadina può essere articolata in tre fasi: una lunga fase di espansione iniziata nel 1870 e conclusasi circa cento anni dopo; un quarto di secolo di forte contrazione durato fino alla metà degli anni ’90, a cui è subentrata la fase stazionaria che stiamo tuttora vivendo. In realtà, si tratta di una fase stazionaria solo nella dimensione complessiva della popolazione ma che è attraversata da profondi cambiamenti, che possono essere ridotti essenzialmente a tre: l’immigrazione dall’estero, l’invecchiamento della popolazione, la crisi dei modelli familiari tradizionali.



Sulla base degli ultimi dati disponibili, aggiornati ad inizio 2013, gli stranieri residenti a Cremona sono 10153; dieci anni fa l’anagrafe comunale ne registrava 3159, meno di un terzo. Ad inizio 2012, gli stranieri residenti erano 9.713; la crescita del loro numero – in parte dovuta a nuovi arrivi o a spostamenti sul territorio nazionale e in parte legata alla dinamica demografica naturale non si è quindi arrestata, nonostante il quadro economico mostri, come diremo più avanti, evidenti segnali di sofferenza. Il costante aumento degli stranieri residenti lungo l’ultimo decennio spiega perché la popolazione comunale abbia interrotto il trend di decrescita che aveva caratterizzato gli ultimi decenni del secolo scorso. I residenti a Cremona con cittadinanza italiana erano all’inizio del 2013 61984, circa 10.000 in meno di 15 anni fa. Il contributo degli immigrati dall’estero ha quindi poco più che compensato la contrazione del numero di italiani.

Nonostante il contributo degli stranieri, la popolazione residente a Cremona invecchia: la speranza di vita aumenta, la natalità è bassa. Se calcoliamo l’indice di vecchiaia, ovvero il numero di anziani oltre 65 anni ogni 100 bambini di età fino ai 14, abbiamo che il suo valore è stato nel 2012 217.3, ovvero più di 2 over 65 per ogni bambino sotto i 15 anni. E’ un valore in linea con quanto si osserva negli altri capoluoghi lombardi e in leggero miglioramento rispetto ai valori cremonesi degli ultimi anni (il massimo, 226, è stato raggiunto nel 2006). Tuttavia, se vogliamo avere un’idea della dimensione del cambiamento nel medio periodo, va ricordato che lo stesso indice valeva 107 nel 1981.

Come in molte realtà del nostro paese, le famiglie cremonesi stanno diventando più piccole, con meno bambini. Ci si sposa di meno e più tardi. In termini di matrimoni celebrati il 2012 ha fatto registrare un valore di pochissimo superiore a quello del 2011 che aveva rappresentato un minimo storico (208, contro i 205). Nel medio periodo, la tendenza al ribasso nel numero dei matrimoni riguarda sia quelli celebrati con rito civile, sia quelli celebrati con rito religioso; soprattutto i secondi fanno però registrare un diminuzione molto forte. Il matrimonio rappresenta quindi una scelta meno “universale” per le nuove generazioni rispetto alle precedenti o comunque un passo che viene compiuto più avanti nel corso della vita.

I dati della Prefettura sugli incidenti stradali confermano che le strade cremonesi stanno diventando sempre più sicure; il numero degli incidenti ha fatto segnare una netta flessione nel 2012 rispetto al 2011 (-119), anche se il numero di morti sulle strade è rimasto pressoché inalterato (+1); tuttavia il trend degli ultimi 10 anni ha registrato una consistente diminuzione dei decessi per incidente stradale (nel 2002 furono ben 78 contro i 36 del 2012).

Il numero di reati denunciati è aumentato nettamente attestandosi nel 2012 a 4416 (+191) contro i 4225 del 2011. Il valore registrato nel 2011 è il più basso dal 2006, primo anno considerato in questo annuario. Tra le tipologie di reato dominano i furti (il 53.6% del totale): quelli denunciati sono stati 2369, ben 243 in più del 2011 (la loro variazione è quindi in controtendenza rispetto a quella dei reati in generale).

Nel 2012 la crisi economica continua ad essere presente anche sul territorio cremonese. Le condizioni del mercato del lavoro si sono fatte sempre più difficili, soprattutto per i giovani, sicuramente il segmento della popolazione in età lavorativa maggiormente colpito. Se consideriamo il tasso di disoccupazione provinciale stimato da ISTAT sulla base della rilevazione continua sulle forze di lavoro, si nota che la situazione, pur deteriorandosi rispetto al 2011, rimane migliore della media nazionale e in linea con la regione Lombardia nel suo insieme. Il tasso di disoccupazione per la provincia di Cremona si è attestato per il 2012 al livello del 6.8%. Il tasso di disoccupazione è un indicatore classico per la descrizione della situazione sul mercato del lavoro; tuttavia ha qualche limite: ad esempio non figurano nel novero dei disoccupati gli “scoraggiati” che hanno smesso di compiere azioni attive di ricerca di un posto di lavoro, così come non sono conteggiati tra i disoccupati i lavoratori che usufruiscono dei programmi di cassa integrazione guadagni. Anche con questi limiti un’analisi del tasso di disoccupazione disaggregato per età permette di vedere come il divario tra i giovani e il resto della popolazione si sia aggravato notevolmente con la crisi economica.

Per quanto riguarda altri aspetti riguardanti l'economia, il prof. Fabrizi ha parlato del turismo per cui sono stati analizzati gli arrivi e i pernottamenti nel comune e nella provincia di Cremona di italiani e stranieri. L’afflusso di turisti italiani rimane pressoché costante durante l’anno (ad eccezione dell’estate), mentre gli arrivi stranieri si concentrano maggiormente in primavera ed autunno. Gli arrivi in città calano leggermente nel 2012 rispetto al 2011 (da 57607 a 56985), mentre si riscontra un discreto aumento nei pernottamenti (da 108947 a 117588). Le strutture ricettive sono caratterizzate non solo da alberghi (prevalentemente a 3 stelle), ma anche da alloggi in affitto, alloggi agrituristici e bed & breakfast, il cui numero è aumentato nel corso degli anni.

La crescente consapevolezza che i cremonesi dimostrano versano i problemi ambientali emerge dai dati relativi alla raccolta dei rifiuti forniti da AEM. La produzione di rifiuti pro-capite giornaliera ha toccato il valore minimo nel nuovo millennio tornando a livelli di fine anni ‘90, mentre la frazione di rifiuti raccolti in modo differenziato si è mantenuta nel 2012 vicinissima al 50%, dopo aver raggiunto il record di 51% nel 2011, confermando la linea di tendenza di tutto il decennio precedente.


L'Annuario è alla sua decima edizione ma il tempo non è passato invano perché di anno in anno il volume è cresciuto arricchendosi di informazioni, grafici e approfondimenti che lo hanno reso sempre più accessibile nella lettura e nella comprensione, diventato uno strumento di conoscenza della nostra città utile anche ai cittadini” così ha esordito l'assessore Maria Vittoria Ceraso che ha spiegato il motivo di una sezione sulle donne realizzata con il sostegno ed il contributo della collega Jane Alquati, assessore alle Pari Opportunità: “Il ruolo delle donne, come protagoniste e oggetto di molti mutamenti, è stato particolarmente rilevante in tutti i settori della vita individuale e collettiva e ha messo in luce come non sia più possibile una lettura per così dire neutra del mondo che ci circonda e come l'equità di genere è anche e soprattutto uno strumento strategico per lo sviluppo e la crescita economica dell'intera società. Proprio per questo la parità di genere è stata individuata come uno dei cinque valori fondanti dell'Unione Europea ed è sancita nel sistema degli otto obiettivi del millennio che i Paesi ONU si sono solennemente impegnati a raggiungere entro il 2015”.

A fronte di questo da più parti è stata pertanto avvertita l'esigenza di sviluppo e perfezionamento di buoni metodi per la misura dell'equità di genere da cui è derivato il rapido evolvere negli ultimi venti anni di un campo di studi e di rilevazioni ad hoc, denominato statistica di genere. Questo termine è quello comunemente utilizzato a livello internazionale per indicare l'attitudine della ricerca statistica nel suo complesso ad assumere il genere come variabile essenziale alla comprensione dei fenomeni sociali. Con tale espressione si indica dunque un complesso di criteri, tali da integrare la variabile del genere nelle metodologie utilizzate per la rilevazione, elaborazione e presentazione delle informazioni statistiche.


Le statistiche di genere – ha quindi aggiunto l'assessore Ceraso - non sono solo statistiche disaggregate secondo il sesso, ma debbono rispondere ad una qualità complessiva dell'informazione statistica, basata sulla sensibilità alle questioni di genere. Ciò significa che la ricerca statistica deve tener conto delle questioni che incidono in modo differenziato sulla situazione di donne e uomini, con particolare riferimento alla divisione dei ruoli, all'accesso alle risorse materiali e culturali, all'accesso ai servizi, ai fattori di vulnerabilità sociale. Le statistiche di genere oltre a favorire la conoscenza di dati disarticolati uomo/donna necessari per impostare in modo corretto le politiche generali e di settore, secondo la metodologia che viene definita valutazione di impatto di genere, permette anche di poter effettuare una corretta valutazione dell'impatto delle normative sulle politiche di pari opportunità. Quindi le statistiche di genere come strumento per fotografare la realtà anche nella quotidianità dell'operare delle donne e in conseguenza per attivare uno spostamento di prospettiva nelle azioni politiche”.

Credo che anche a livello locale la disponibilità di statistiche di genere è non solo condizione indispensabile per leggere e comprendere in modo adeguato la natura e la portata delle tendenze che cambiano la vita delle donne e di tutti i cittadini del territorio, ma è anche lo strumento di conoscenza funzionale e di supporto ai decisori e agli attori preposti allo sviluppo locale. Si parla sempre più spesso di open data. Personalmente ritengo che siano una grande opportunità di trasparenza per la pubblica amministrazione, ma i dati aggregati senza distinzione di genere rischiano spesso di diventare inutili”, ha sottolineato quindi l'assessore Ceraso, facendo un esempio: “Sapere se il numero degli occupati a Cremona è una certa percentuale ha un senso, ma sapere quale percentuale degli occupati è donna, offre, ovviamente, ulteriori informazioni che possono essere utili per definire le politiche di riferimento. Quindi open data, sì, ma i dati devono essere raccolti e strutturati con specifici indicatori di genere che potranno essere analizzati e interpretati con un'attenzione specifica a questa dimensione. Ciò faciliterebbe la messa a punto di servizi e applicazioni rivolte in particolare alle donne”.

La disponibilità di statistiche di genere è importante perché consente, da un lato, di evidenziare disuguaglianze e, dall'altro, di rendere visibili le donne ed il loro apporto all'economia ed alla società. “Infatti, il contenuto del capitolo Donne a Cremona: statistiche al femminile non è, ne ha la pretesa di essere un punto di arrivo; vuole essere uno strumento utile e un tentativo di sintesi ragionata, uno stimolo per gli attori preposti ad adeguare le rilevazioni, la produzione, e la diffusione delle statistiche di genere in tutti gli ambiti. Si tratta di una fotografia di un compendio delle attuali disponibilità, ma soprattutto, come dicevo, una sollecitazione a cercare di colmare le lacune informative che si sono evidenziate durante la ricerca e la raccolta dei dati”, ha inoltre rimarcato l'assessore prima di commentare i dati raccolti, elaborati e disaggregati per sesso in relazione alle tematiche maggiormente significative, esprimendo l'auspicio che questo susciti una riflessione su quanto Cremona possa guadagnare ogni volta che si dimostra capaci di includere le donne nei processi di innovazione e partecipazione urbana.


Questi i dati statistici più significativi riguardanti la popolazione femminile nella nostra città sui quali si è soffermata l'assessore. Nel comune di Cremona le donne sono in maggioranza: 38067 (il 52.8%) contro 34070 uomini (47.8%). Ogni 1000 bambini che nascono 515 sono maschi e 485 femmine; la speranza di vita delle donne è tuttavia più elevata. Le famiglie numerose sono rare, anche all’interno di quelle di struttura “tradizionale”. Le famiglie mono-parentali sono in crescita (21.6% di quelle composte da genitori e qui riportate). Nelle famiglie mono-parentali il genitore è nella maggior parte dei casi la madre. A Cremona risiedono 10153 stranieri, 5119, il 50.4%, sono donne. Queste le comunità (femminili) più numerose: Romania, Albania, Marocco, Costa'Avorio, Cina e Serbia. Le comunità immigrati con forte prevalenza femminile: Ucraina (2.8 donne per ogni uomo), Moldova (4.6), Russia (5.6), Perù (2.1). In equilibrio le famiglie 'ricongiunte': Romania (1.1), Albania (0.9), Marocco (0.9), Costa d’Avorio (1.03), Cina (0.85). La prevalenza maschile riguarda l'Egitto (0.3 donne per ogni uomo) ed il Senegal (0.3).

Analizzando il rapporto tra donna e salute, emerge che il numero di assistite dall’ASL è in crescita per la maggior parte delle patologie, in particolare per quelle associate all’invecchiamento. In contrazione solo gli assistiti per malattie apparato digerente. Situazione analoga anche per gli uomini, ma numeri più bassi, quale effetto della prevalenza femminile, specialmente nelle classi d’età più avanzate. Nelle cause di morte delle donne nella fascia di età tra i 30 e i 59 anni dominano i tumori, seguiti a grande distanza da malattie cardiovascolari ed eventi traumatici. Tra gli uomini i tumori sono sempre la causa più frequente, ma le malattie cardiovascolari sono molto più frequenti e così le morti legate ad eventi traumatici. Dai 65 anni in poi le malattie cardiovascolari tendono ad essere la causa di morte dominante, specialmente per le più anziane. Situazione simile ma non uguale per gli uomini, in cui il peso delle morti legate a particolari forme di tumore rimane ancora elevato.

Per quanto riguarda il lavoro e l'impresa, la partecipazione al mercato del lavoro delle Cremonesi (provincia) è più elevata della media nazionale e in media con la regione, ma al di sotto dell’obiettivo fissato dall'Unione Europea. Il trend crescente è stato interrotto dalla crisi. Esiste ancora un differenziale di genere nei tassi di disoccupazione (dati provinciali). Ma la crisi ha fatto crescere la disoccupazione anche per gli uomini. A fine 2012, nel Comune di Cremona erano attive 1253 imprese femminili, il 21.9% del totale. Si concentrano soprattutto nel settore dei servizi e in particolare nel commercio. Le donne rappresentano il 43% dei lavoratori dipendenti, ma solo il 25% dei quadri e il 12% dei dirigenti. Per quanto riguarda il Comune di Cremona i dati sono questi:

                      Dirigenti       Quadri      Impiegati      Operai     Totale
Maschi                      10                   78                   118                 53          259
Femmine                   4                 100                  293                 76          473
Totale                        14                178                   411                129          732

                                                Maschi           Femmine        % Maschi         % Femmine
Flessibilità in entrata                    89                         184                    100                           100
Flessibilità in uscita                      89                         184                    100                            100
Pranzo flessibile                            76                         106                   85.4                           57.6
Orario personalizzato                     5                           13                      5.6                              7.1
Tempo parziale                               5                           41                      5.6                            22.3
Banca ore                                       89                          184                    100                            100
Congedi parentali
(ex legge 53/2000, art. 3)             4                           26                     10.5                           24.8

Vengono considerati i dipendenti comunali con “carichi di cura” coloro che vivono in famiglia con figli minori di 16 anni e/o di altri familiari bisognosi di assistenza. La flessibilità è gradita da tutti; ma il ricorso a tempo parziale e ai concedi parentali è molto più frequente tra le donne.

Parlando delle nostre città si parla sempre più spesso di smart city. La domanda è: esiste la smart city in ottica di genere? Una smart city inclusiva? Il concetto di smart city è strettamente legato al concetto di cittadinanza digitale: ma l'aspetto tecnologico deve coniugarsi con l'aspetto umano. Partendo da questa affermazione, l'assessore Ceraso ha sostenuto che “le città del futuro vanno ripensate con un focus sulla persona, nella sua unicità: fondamentale considerare le tematiche di genere, per affermare un modello in cui lo sviluppo sostenibile sia alla portata di tutti e ciascuno possa offrire il suo contributo. Il punto di partenza è che la realizzazione di città più intelligenti, ridisegnate sotto l'impulso delle tecnologie, non può prescindere dalla considerazione dei bisogni delle donne. La lente di genere deve essere assunta per affrontare le trasformazioni smart dei contesti urbani. Basti pensare ai modelli di mobilità, all'uso dei trasporti, alla sicurezza urbana, e all'approccio verso il risparmio energetico e le tematiche ambientali: sono tutti ambiti nei quali molte ricerche hanno dimostrato che esistono importanti differenze di genere nei comportamenti e nei bisogni”.

Le donne vogliono esserci da protagoniste in una partita decisiva per le politiche sull'innovazione come quella per le Smart City. La dimensione inclusiva e di genere di questi processi non può essere tralasciata, altrimenti l'innovazione tecnologica rischierà di essere lontana dai bisogni e dalla realtà e dunque fallimentare. Le statistiche di genere possono essere la base per un nuovo approccio alla progettazione delle città del futuro, così da rimettere al centro degli ecosistemi urbani la complessa rete e le dinamiche delle relazioni umane, facendo ritrovare al ruolo femminile il suo posto”, ha concluso il suo intervento l'assessore.

E dopo le statistiche, i grafici ed i numeri per la presentazione dell'Annuario 2013 si è ritenuto interessante portare anche la storia di una donna protagonista nel nostro territorio, che ha saputo dare un contributo al femminile in tanti ambiti della vita della nostra città, dalla scuola, al sociale, alla politica: Lucia Zani. 

Per raccontare, attraverso chi l'ha conosciuta leggendo i suoi libri, la sua esperienza di donna a Cremona, è intervenuta la giornalista de La Vita Cattolica Gigliola Reboani: “Lucia Zani è una donna dalle tante primavere, che non si maschera dietro il vezzo di non palesare la sua età. Lo scrive ben chiaro nel suo primo libro Passato remoto... ma non troppo: «... io nacqui in via Castello l’8 marzo 1928, nella casa contrassegnata dal numero 10», oggi il civico 8 di via Garibotti. ... 8 marzo: la Festa della Donna. Una data di nascita che suona profetica, visto che siamo qui a parlare di lei, proprio perché donna rappresentativa di una città, Cremona, per cui si è spesa, dapprima in silenzio, con discrezione e spirito di servizio, per tanti anni: come insegnante, che ha formato e forgiato generazioni di studenti, meglio di studentesse, che l’hanno stimata e amata, poi come cattolica volontaria in Mani Tese, associazione di volontariato cui diede il suo fattivo contributo con grande impegno per alcuni lustri”. 


Quindi, Lucia Zani si è svelata agli occhi di tanti: è stata una donna prestata alla politica, un ruolo che l’ha vista attiva, negli anni successivi all’insegnamento, con coraggio e determinazione, nelle fila della Democrazia Cristiana, prima nel consiglio del suo quartiere, poi in Consiglio comunale, al tempo della prima Giunta Bodini, adempiendo ai suoi doveri morali e sociali con coscienzioso senso di responsabilità.

Lucia Zani, come ha spiegato Gigliora Reboani, ha un altro grande merito: quello di aver raccolto i suoi ricordi e di aver raccontato la sua vita per non disperderne la traccia, condividendo il suo passato – ricco di episodi, visi, aneddoti, fatti domestici e momenti storici vissuti in prima persona con i lettori, prima del settimanale La Vita Cattolica (con cui collabora da anni), poi con quelli dei suoi due volumi: Passato remoto... ma non troppo, che racconta dalla sua nascita fino alla maturità classica, e Per non dimenticare, in cui narra di sé stessa e delle persone con cui ha condiviso parte del suo cammino umano, professionale, solidale, politico, dagli anni dell’Università Cattolica a Milano in avanti.

Infine, Lucia Zani, rispondendo alle domande della giornalista, ha citato alcuni dei suoi “ricordi” con grande lucidità e sobrietà: l’epoca in cui il grembiule, per le ragazze, a scuola era d’obbligo, dalle elementari fino all'università, un modo però per evitare che in qualche modo si vedessero le differenze sociali dall'abbigliamento; di quando si cucinavano in casa le frittelle e le lattughe a Carnevale, delle tate di una volta, così diverse dalla baby sitter di oggi, della bertolina – ossia della sbrisolona – che si mangiava a metà Quaresima... Dei corsi e ricorsi storici che interessano ogni aspetto della vita sociale, culturale, politica di una piccola città come la nostra. Lucia Zani ha concluso dicendo di avere qualche rimpianto, ma uno soprattutto: che la città abbia perso, negli ultimi 60 anni, quelle caratteristiche architettoniche per lasciare spazio ad edifici anonimi e, in alcuni casi, a suo dire, per nulla belli.



Sia nella versione cartacea che in quella che sarà disponibile sul sito web del Comune – ha detto in conclusione il sindaco Oreste Perri - questa pubblicazione rappresenta un viaggio in cifre per scoprire la città e raccoglie, in maniera ragionata e completa, una nutrita serie di dati particolareggiati sul territorio comunale: demografia, sanità, istruzione, ambiente, economia, sicurezza e pubblica amministrazione. In una società in continua e rapida trasformazione, poter disporre di dati aggiornati e capaci di spaziare sull'insieme dei fenomeni sociali e territoriali, rappresenta una necessità fondamentale sia per lo sviluppo delle politiche locali, che per le scelte delle politiche di concertazione tra istituzioni e forze economiche sociali. Da qui l’utilità di uno strumento come l’Annuario Statistico che, in sostanza, traccia un ritratto a tutto tondo della nostra città e della sua evoluzione sociale ed economica più recente”.

L'Annuario – ha aggiunto il sindaco - è stato realizzato con scrupolo e cura dall'Ufficio Statistica del Comune in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e con il supporto dell'Ufficio Pari Opportunità del Comune di Cremona per il capitolo delle statistiche al femminile. A loro porgo un sentito ringraziamento per il lavoro svolto, ringraziamento che estendo a tutti gli enti, le associazioni, gli organi dello Stato, le Forze dell’Ordine e gli uffici comunali, che hanno fornito i dati necessari per realizzare questa pubblicazione. Un plauso sincero va all'Atelier d’arte delle strutture riabilitative UOP 29 dell’Azienda Istituti Ospitalieri di Cremona, che ha realizzato le belle immagini della copertina e dell'introduzione ai vari capitoli. E un sentito ringraziamento soprattutto a Lucia Zani, per la sua spontaneità e franchezza, per questo suo modo di raccontare, con semplicità ma anche con il cuore, i momenti storie di vita che, tutte insieme, fanno anche la storia della nostra città”.



Clicca qui per consultare l'Annuario Statistico 2013

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