Donne
a Cremona: Statistiche al Femminile, un'analisi della presenza
delle donne sul nostro territorio, nella convinzione che questi dati
possano essere utili per supportare politiche pubbliche in grado di
orientarsi sempre più verso il perseguimento dell'uguaglianza di
genere. E' questo l'aspetto che caratterizza l'Annuario Statistico
2013 della città di Cremona. La pubblicazione è stata
presentata questa mattina, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale.
Dopo una breve introduzione dell'assessore ai Servizi Statistici
Maria Vittoria Ceraso, che
si è poi soffermata su alcuni aspetti dei dati contenuti nel
documento, hanno
preso quindi la parola Enrico Fabrizi, dell’Università
Cattolica di Piacenza, che ha illustrato i dati salienti
dell’Annuario, e Gigliola Reboani, giornalista de La Vita
Cattolica, sulla figura di Lucia Zani (presente
anch'essa all'iniziativa) sui
ricordi di un’esperienza di vita al femminile a Cremona.
L’incontro si è concluso con l'intervento del sindaco Oreste
Perri, al quale ha fatto seguito l’inaugurazione della mostra
allestita nella Sala Alabardieri di Palazzo Comunale dall’Atelier
d’arte delle strutture riabilitative UOP 29 dell’Azienda Istituti
Ospedalieri di Cremona che ha realizzato le immagini della copertina
e dell’introduzione ai vari capitoli dell’Annuario (alcune delle quali riprodotte in questo articolo) e che sarà aperta al pubblico per una decina di giorni.
Al prof.
Enrico Fabrizi, dell'Università Cattolica del Sacro cuore –
Sede di Piacenza, è toccato innanzitutto il compito di mettere in
evidenza, attraverso una breve analisi, alcuni dati, rimandando ad
una lettura delle numerose tabelle dell'Annuario che sarà quanto
prima disponibile anche sul sito del Comune.
Nel corso del 2012 la
popolazione residente nel comune di Cremona è diminuita di 42 unità,
da 72.179 a 72.137. Una variazione minima, in linea con la dimensione
delle variazioni che abbiamo registrato negli ultimi quindici anni,
con l’eccezione di un episodio di crescita sostenuta nel 2007,
frutto però di una “sanatoria” che ha fatto emergere un numero
elevato di immigrati stranieri già presenti in città. In una
prospettiva temporale più ampia, la dinamica della demografia
cittadina può essere articolata in tre fasi: una lunga fase di
espansione iniziata nel 1870 e conclusasi circa cento anni dopo; un
quarto di secolo di forte contrazione durato fino alla metà degli
anni ’90, a cui è subentrata la fase stazionaria che stiamo
tuttora vivendo. In realtà, si tratta di una fase stazionaria solo
nella dimensione complessiva della popolazione ma che è attraversata
da profondi cambiamenti, che possono essere ridotti essenzialmente a
tre: l’immigrazione dall’estero, l’invecchiamento della
popolazione, la crisi dei modelli familiari tradizionali.
Sulla
base degli ultimi dati disponibili, aggiornati ad inizio 2013, gli
stranieri residenti a Cremona sono 10153; dieci anni fa l’anagrafe
comunale ne registrava 3159, meno di un terzo. Ad inizio 2012, gli
stranieri residenti erano 9.713; la crescita del loro numero – in
parte dovuta a nuovi arrivi o a spostamenti sul territorio nazionale
e in parte legata alla dinamica demografica naturale non si è quindi
arrestata, nonostante il quadro economico mostri, come diremo più
avanti, evidenti segnali di sofferenza. Il costante aumento degli
stranieri residenti lungo l’ultimo decennio spiega perché la
popolazione comunale abbia interrotto il trend di decrescita che
aveva caratterizzato gli ultimi decenni del secolo scorso. I
residenti a Cremona con cittadinanza italiana erano all’inizio del
2013 61984, circa 10.000 in meno di 15 anni fa. Il contributo degli
immigrati dall’estero ha quindi poco più
che compensato la contrazione del numero di italiani.
Nonostante
il contributo degli stranieri, la popolazione residente a Cremona
invecchia: la speranza di vita aumenta, la natalità è bassa. Se
calcoliamo l’indice di vecchiaia, ovvero il numero di anziani oltre
65 anni ogni 100 bambini di età fino ai 14, abbiamo che il suo
valore è stato nel 2012 217.3, ovvero più di 2 over 65 per ogni
bambino sotto i 15 anni. E’ un valore in linea con quanto si
osserva negli altri capoluoghi lombardi e in leggero miglioramento
rispetto ai valori cremonesi degli ultimi anni (il massimo, 226, è
stato raggiunto nel 2006). Tuttavia, se vogliamo avere un’idea
della dimensione del cambiamento nel medio periodo, va ricordato che
lo stesso indice valeva 107 nel 1981.
Come in
molte realtà del nostro paese, le famiglie cremonesi stanno
diventando più piccole, con meno bambini. Ci si sposa di meno e più
tardi. In termini di matrimoni celebrati il 2012 ha fatto registrare
un valore di pochissimo superiore a quello del 2011 che aveva
rappresentato un minimo storico (208, contro i 205). Nel medio
periodo, la tendenza al ribasso nel numero dei matrimoni riguarda sia
quelli celebrati con rito civile, sia quelli celebrati con rito
religioso; soprattutto i secondi fanno però registrare un
diminuzione molto forte. Il matrimonio rappresenta quindi una scelta
meno “universale” per le nuove generazioni rispetto alle
precedenti o comunque un passo che viene compiuto più avanti nel
corso della vita.
I dati
della Prefettura sugli incidenti stradali confermano che le strade
cremonesi stanno diventando sempre più sicure; il numero degli
incidenti ha fatto segnare una netta flessione nel 2012 rispetto al
2011 (-119), anche se il numero di morti sulle strade è rimasto
pressoché inalterato (+1); tuttavia il trend degli ultimi 10 anni ha
registrato una consistente diminuzione dei decessi per incidente
stradale (nel 2002 furono ben 78 contro i 36 del 2012).
Il numero
di reati denunciati è aumentato nettamente attestandosi nel 2012 a
4416 (+191) contro i 4225 del 2011. Il valore registrato nel 2011 è
il più basso dal 2006, primo anno considerato in questo annuario.
Tra le tipologie di reato dominano i furti (il 53.6% del totale):
quelli denunciati sono stati 2369, ben 243 in più del 2011 (la loro
variazione è quindi in controtendenza rispetto a quella dei reati in
generale).
Nel 2012
la crisi economica continua ad essere presente anche sul territorio
cremonese. Le condizioni
del mercato del lavoro si sono fatte sempre più difficili,
soprattutto per i giovani, sicuramente il segmento della popolazione
in età lavorativa maggiormente colpito. Se consideriamo il tasso di
disoccupazione provinciale stimato da ISTAT sulla base della
rilevazione continua sulle forze di lavoro, si nota che la
situazione, pur deteriorandosi rispetto al 2011, rimane migliore
della media nazionale e in linea con la regione Lombardia nel suo
insieme. Il tasso di disoccupazione per la provincia di Cremona si è
attestato per il 2012 al livello del 6.8%. Il tasso di disoccupazione
è un indicatore classico per la descrizione della situazione sul
mercato del lavoro; tuttavia ha qualche limite: ad esempio non
figurano nel novero dei disoccupati gli “scoraggiati” che hanno
smesso di compiere azioni attive di ricerca di un posto di lavoro,
così come non sono conteggiati tra i disoccupati i lavoratori che
usufruiscono dei programmi di cassa integrazione guadagni. Anche con
questi limiti un’analisi del tasso di disoccupazione disaggregato
per età permette di vedere come il divario tra i giovani e il resto
della popolazione si sia aggravato
notevolmente con la crisi economica.
Per quanto riguarda altri aspetti riguardanti l'economia, il prof. Fabrizi ha parlato del turismo per cui sono stati analizzati gli arrivi e i
pernottamenti nel comune e nella provincia di Cremona di italiani e
stranieri. L’afflusso di turisti italiani rimane pressoché
costante durante l’anno (ad eccezione dell’estate), mentre gli
arrivi stranieri si concentrano maggiormente in primavera ed autunno.
Gli arrivi in città calano leggermente nel 2012 rispetto al 2011 (da
57607 a 56985), mentre si riscontra un discreto aumento nei
pernottamenti (da 108947 a 117588). Le strutture ricettive sono
caratterizzate non solo da alberghi (prevalentemente a 3 stelle), ma
anche da alloggi in affitto, alloggi agrituristici e bed &
breakfast, il cui numero è aumentato nel corso degli anni.
La
crescente consapevolezza che i cremonesi dimostrano versano i
problemi ambientali emerge dai dati relativi alla raccolta dei
rifiuti forniti da AEM. La produzione di rifiuti pro-capite
giornaliera ha toccato il valore minimo nel nuovo millennio tornando
a livelli di fine anni ‘90, mentre la frazione di rifiuti raccolti
in modo differenziato si è mantenuta nel 2012 vicinissima al 50%,
dopo aver raggiunto il record di 51% nel 2011, confermando la linea
di tendenza di tutto il decennio precedente.
“L'Annuario
è alla sua decima edizione ma il tempo non è passato invano perché
di anno in anno il volume è cresciuto arricchendosi di informazioni,
grafici e approfondimenti che lo hanno reso sempre più accessibile
nella lettura e nella comprensione, diventato uno strumento di
conoscenza della nostra città utile anche ai cittadini” così ha
esordito l'assessore Maria Vittoria Ceraso che ha spiegato il
motivo di una sezione sulle donne realizzata con il sostegno ed il
contributo della collega Jane Alquati, assessore alle Pari
Opportunità: “Il ruolo delle donne, come protagoniste e oggetto di
molti mutamenti, è stato particolarmente rilevante in tutti i
settori della vita individuale e collettiva e ha messo in luce come
non sia più possibile una lettura per così dire neutra del mondo
che ci circonda e come l'equità di genere è anche e soprattutto uno
strumento strategico per lo sviluppo e la crescita economica
dell'intera società. Proprio per questo la parità di genere è
stata individuata come uno dei cinque valori fondanti dell'Unione
Europea ed è sancita nel sistema degli otto obiettivi del millennio
che i Paesi ONU si sono solennemente impegnati a raggiungere entro il
2015”.
A fronte
di questo da più parti è stata pertanto avvertita l'esigenza di
sviluppo e perfezionamento di buoni metodi per la misura dell'equità
di genere da cui è derivato il rapido evolvere negli ultimi venti
anni di un campo di studi e di rilevazioni ad hoc, denominato
statistica di genere. Questo termine è quello comunemente utilizzato
a livello internazionale per indicare l'attitudine della ricerca
statistica nel suo complesso ad assumere il genere come variabile
essenziale alla comprensione dei fenomeni sociali. Con tale
espressione si indica dunque un complesso di criteri, tali da
integrare la variabile del genere nelle metodologie utilizzate per la
rilevazione, elaborazione e presentazione delle informazioni
statistiche.
“Le
statistiche di genere – ha quindi aggiunto l'assessore Ceraso - non
sono solo statistiche disaggregate secondo il sesso, ma debbono
rispondere ad una qualità complessiva dell'informazione statistica,
basata sulla sensibilità alle questioni di genere. Ciò
significa che la ricerca statistica deve tener conto delle questioni
che incidono in modo differenziato sulla situazione di donne e
uomini, con particolare riferimento alla divisione dei ruoli,
all'accesso alle risorse materiali e culturali, all'accesso ai
servizi, ai fattori di vulnerabilità sociale. Le statistiche di
genere oltre a favorire la conoscenza di dati disarticolati
uomo/donna necessari per impostare in modo corretto le politiche
generali e di settore, secondo la metodologia che viene definita
valutazione di impatto di genere, permette anche di poter
effettuare una corretta valutazione dell'impatto delle normative
sulle politiche di pari opportunità. Quindi le statistiche di genere
come strumento per fotografare la realtà anche nella quotidianità
dell'operare delle donne e in conseguenza per attivare uno
spostamento di prospettiva nelle azioni politiche”.
“Credo
che anche a livello locale la disponibilità di statistiche di genere
è non solo condizione indispensabile per leggere e comprendere in
modo adeguato la natura e la portata delle tendenze che cambiano la
vita delle donne e di tutti i cittadini del territorio, ma è anche
lo strumento di conoscenza funzionale e di supporto ai decisori e
agli attori preposti allo sviluppo locale. Si parla sempre più
spesso di open data. Personalmente ritengo che siano una grande
opportunità di trasparenza per la pubblica amministrazione, ma i
dati aggregati senza distinzione di genere rischiano spesso di
diventare inutili”, ha sottolineato quindi l'assessore Ceraso,
facendo un esempio: “Sapere se il numero degli occupati a Cremona è
una certa percentuale ha un senso, ma sapere quale percentuale degli
occupati è donna, offre, ovviamente, ulteriori informazioni che
possono essere utili per definire le politiche di riferimento. Quindi
open data, sì, ma i dati devono essere raccolti e strutturati con
specifici indicatori di genere che potranno essere analizzati e
interpretati con un'attenzione specifica a questa dimensione. Ciò
faciliterebbe la messa a punto di servizi e applicazioni rivolte in
particolare alle donne”.
La
disponibilità di statistiche di genere è importante perché
consente, da un lato, di evidenziare disuguaglianze e, dall'altro, di
rendere visibili le donne ed il loro apporto all'economia ed alla
società. “Infatti, il contenuto del capitolo Donne a Cremona:
statistiche al femminile non è, ne ha la pretesa di essere un
punto di arrivo; vuole essere uno strumento utile e un tentativo di
sintesi ragionata, uno stimolo per gli attori preposti ad adeguare le
rilevazioni, la produzione, e la diffusione delle statistiche di
genere in tutti gli ambiti. Si tratta di una fotografia di un
compendio delle attuali disponibilità, ma soprattutto, come dicevo,
una sollecitazione a cercare di colmare le lacune informative che si
sono evidenziate durante la ricerca e la raccolta dei dati”, ha
inoltre rimarcato l'assessore prima di commentare i dati raccolti,
elaborati e disaggregati per sesso in relazione alle tematiche
maggiormente significative, esprimendo l'auspicio che questo susciti
una riflessione su quanto Cremona possa guadagnare ogni volta che si
dimostra capaci di includere le donne nei processi di innovazione e
partecipazione urbana.
Questi i
dati statistici più significativi riguardanti la popolazione
femminile nella nostra città sui quali si è soffermata l'assessore.
Nel comune di Cremona le donne sono in maggioranza: 38067 (il 52.8%)
contro 34070 uomini (47.8%). Ogni 1000 bambini che nascono 515 sono
maschi e 485 femmine; la speranza di vita delle donne è tuttavia più
elevata. Le famiglie numerose sono rare, anche all’interno di
quelle di struttura “tradizionale”. Le famiglie mono-parentali
sono in crescita (21.6% di quelle composte da genitori e qui
riportate). Nelle famiglie mono-parentali il genitore è nella
maggior parte dei casi la madre. A Cremona risiedono 10153 stranieri,
5119, il 50.4%, sono donne. Queste le comunità (femminili) più
numerose: Romania, Albania, Marocco, Costa'Avorio, Cina e Serbia. Le
comunità immigrati con forte prevalenza femminile: Ucraina (2.8
donne per ogni uomo), Moldova (4.6), Russia (5.6), Perù (2.1). In
equilibrio le famiglie 'ricongiunte': Romania (1.1), Albania (0.9),
Marocco (0.9), Costa d’Avorio (1.03), Cina (0.85). La prevalenza
maschile riguarda l'Egitto (0.3 donne per ogni uomo) ed il Senegal
(0.3).
Analizzando
il rapporto tra donna e salute, emerge che il numero di assistite
dall’ASL è in crescita per la maggior parte delle patologie, in
particolare per quelle associate all’invecchiamento. In contrazione
solo gli assistiti per malattie apparato digerente. Situazione
analoga anche per gli uomini, ma numeri più bassi, quale effetto
della prevalenza femminile, specialmente nelle classi d’età più
avanzate. Nelle cause di morte delle donne nella fascia di età tra
i 30 e i 59 anni dominano i tumori, seguiti a grande distanza da
malattie cardiovascolari ed eventi traumatici. Tra gli uomini i
tumori sono sempre la causa più frequente, ma le malattie
cardiovascolari sono molto più frequenti e così le morti legate ad
eventi traumatici. Dai 65 anni in poi le malattie cardiovascolari
tendono ad essere la causa di morte dominante, specialmente per le
più anziane. Situazione simile ma non uguale per gli uomini, in cui
il peso delle morti legate a particolari forme di tumore rimane
ancora elevato.
Per
quanto riguarda il lavoro e l'impresa, la partecipazione al mercato
del lavoro delle Cremonesi (provincia) è più elevata della media
nazionale e in media con la regione, ma al di sotto dell’obiettivo
fissato dall'Unione Europea. Il trend crescente è stato interrotto
dalla crisi. Esiste ancora un differenziale di genere nei tassi di
disoccupazione (dati provinciali). Ma la
crisi ha fatto crescere la disoccupazione anche per gli uomini. A
fine 2012, nel Comune di Cremona erano attive 1253 imprese femminili,
il 21.9% del totale. Si concentrano soprattutto nel settore dei
servizi e in particolare nel commercio. Le donne rappresentano il 43%
dei lavoratori dipendenti, ma solo il 25% dei quadri e il 12% dei
dirigenti. Per quanto riguarda il Comune di Cremona i dati sono
questi:
Dirigenti Quadri Impiegati Operai Totale
Maschi 10 78 118 53 259
Femmine 4 100 293 76 473
Totale 14 178 411 129 732
Maschi Femmine % Maschi % Femmine
Flessibilità
in entrata 89 184 100 100
Flessibilità
in uscita 89 184 100 100
Pranzo
flessibile 76 106 85.4 57.6
Orario
personalizzato 5 13 5.6 7.1
Tempo
parziale 5 41 5.6 22.3
Banca
ore 89 184 100 100
Congedi
parentali
(ex legge
53/2000, art. 3) 4 26 10.5 24.8
Vengono
considerati i dipendenti comunali con “carichi di cura” coloro
che vivono in famiglia con figli minori di 16 anni e/o di altri
familiari bisognosi di assistenza. La flessibilità è gradita da
tutti; ma il ricorso a tempo parziale e ai concedi parentali è molto
più frequente tra le donne.
Parlando
delle nostre città si parla sempre più spesso di smart city. La
domanda è: esiste la smart city in ottica di genere? Una smart city
inclusiva? Il concetto di smart city è strettamente legato al
concetto di cittadinanza digitale: ma l'aspetto tecnologico deve
coniugarsi con l'aspetto umano. Partendo da questa affermazione,
l'assessore Ceraso ha sostenuto che “le città del futuro vanno
ripensate con un focus sulla persona, nella sua unicità:
fondamentale considerare le tematiche di genere, per affermare un
modello in cui lo sviluppo sostenibile sia alla portata di tutti e
ciascuno possa offrire il suo contributo. Il punto di partenza è che
la realizzazione di città più intelligenti, ridisegnate sotto
l'impulso delle tecnologie, non può prescindere dalla considerazione
dei bisogni delle donne. La lente di genere deve essere assunta per
affrontare le trasformazioni smart dei contesti urbani. Basti
pensare ai modelli di mobilità, all'uso dei trasporti, alla
sicurezza urbana, e all'approccio verso il risparmio energetico e le
tematiche ambientali: sono tutti ambiti nei quali molte ricerche
hanno dimostrato che esistono importanti differenze di genere nei
comportamenti e nei bisogni”.
“Le
donne vogliono esserci da protagoniste in una partita decisiva per le
politiche sull'innovazione come quella per le Smart City. La
dimensione inclusiva e di genere di questi processi non può essere
tralasciata, altrimenti l'innovazione tecnologica rischierà di
essere lontana dai bisogni e dalla realtà e dunque fallimentare. Le
statistiche di genere possono essere la base per un nuovo approccio
alla progettazione delle città del futuro, così da rimettere al
centro degli ecosistemi urbani la complessa rete e le dinamiche delle
relazioni umane, facendo ritrovare al ruolo femminile il suo posto”,
ha concluso il suo intervento l'assessore.
E dopo le
statistiche, i grafici ed i numeri per la presentazione dell'Annuario
2013 si è ritenuto interessante portare anche la storia di una
donna protagonista nel nostro territorio, che ha saputo dare un
contributo al femminile in tanti ambiti della vita della nostra
città, dalla scuola, al sociale, alla politica: Lucia Zani.
Per raccontare,
attraverso chi l'ha conosciuta leggendo i suoi libri, la sua
esperienza di donna a Cremona, è intervenuta la giornalista de La
Vita Cattolica Gigliola Reboani: “Lucia Zani è
una donna dalle tante primavere, che non si maschera dietro il vezzo
di non palesare la sua età. Lo scrive ben chiaro nel suo primo libro
Passato remoto... ma non troppo: «... io nacqui in via
Castello l’8 marzo 1928, nella casa contrassegnata dal numero 10»,
oggi il civico 8 di via Garibotti. ... 8 marzo: la Festa della Donna.
Una data di nascita che suona profetica, visto che siamo qui a
parlare di lei, proprio perché donna rappresentativa di una città,
Cremona, per cui si è spesa, dapprima in silenzio, con discrezione e
spirito di servizio, per tanti anni: come insegnante, che ha formato
e forgiato generazioni di studenti, meglio di studentesse, che
l’hanno stimata e amata, poi come cattolica volontaria
in Mani Tese, associazione di volontariato cui diede il suo
fattivo contributo con grande impegno per alcuni lustri”.
Quindi,
Lucia Zani si è svelata agli occhi di tanti: è stata una donna
prestata alla politica, un ruolo che l’ha vista attiva, negli anni
successivi all’insegnamento, con coraggio e determinazione, nelle
fila della Democrazia Cristiana, prima nel consiglio del suo
quartiere, poi in Consiglio comunale, al tempo della prima Giunta
Bodini, adempiendo ai suoi doveri morali e sociali con coscienzioso
senso di responsabilità.
Lucia
Zani, come ha spiegato Gigliora Reboani, ha un altro grande merito:
quello di aver raccolto i suoi ricordi e di aver raccontato la sua
vita per non disperderne la traccia, condividendo il suo passato –
ricco di episodi, visi, aneddoti, fatti domestici e momenti storici
vissuti in prima persona con i lettori, prima del settimanale La Vita
Cattolica (con cui collabora da anni), poi con quelli dei suoi due
volumi: Passato remoto... ma non troppo, che racconta dalla
sua nascita fino alla maturità classica, e Per non dimenticare,
in cui narra di sé stessa e delle persone con cui ha condiviso parte
del suo cammino umano, professionale, solidale, politico, dagli anni
dell’Università Cattolica a Milano in avanti.
Infine,
Lucia Zani, rispondendo alle domande della giornalista, ha citato
alcuni dei suoi “ricordi” con grande lucidità e sobrietà:
l’epoca in cui il grembiule, per le ragazze, a scuola era
d’obbligo, dalle elementari fino all'università, un modo però per
evitare che in qualche modo si vedessero le differenze sociali
dall'abbigliamento; di quando si cucinavano in casa le frittelle e le
lattughe a Carnevale, delle tate di una volta, così diverse dalla
baby sitter di oggi, della bertolina – ossia della sbrisolona –
che si mangiava a metà Quaresima... Dei corsi e ricorsi storici che
interessano ogni aspetto della vita sociale, culturale, politica di
una piccola città come la nostra. Lucia Zani ha concluso dicendo di
avere qualche rimpianto, ma uno soprattutto: che la città abbia
perso, negli ultimi 60 anni, quelle caratteristiche architettoniche
per lasciare spazio ad edifici anonimi e, in alcuni casi, a suo dire,
per nulla belli.
“Sia
nella versione cartacea che in quella che sarà disponibile sul sito
web del Comune – ha detto in conclusione il sindaco Oreste Perri
- questa pubblicazione rappresenta un viaggio in cifre per scoprire
la città e raccoglie, in maniera ragionata e completa, una nutrita
serie di dati particolareggiati sul territorio comunale: demografia,
sanità, istruzione, ambiente, economia, sicurezza e pubblica
amministrazione. In una società in continua e rapida trasformazione,
poter disporre di dati aggiornati e capaci di spaziare sull'insieme
dei fenomeni sociali e territoriali, rappresenta una necessità
fondamentale sia per lo sviluppo delle politiche locali, che per le
scelte delle politiche di concertazione tra istituzioni e forze
economiche sociali. Da qui l’utilità di uno strumento come
l’Annuario Statistico che, in sostanza, traccia un ritratto a tutto
tondo della nostra città e della sua evoluzione sociale ed economica
più recente”.
“L'Annuario
– ha aggiunto il sindaco - è stato realizzato con scrupolo e cura
dall'Ufficio Statistica del Comune in collaborazione con l'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e con il supporto dell'Ufficio
Pari Opportunità del Comune di Cremona per il capitolo delle
statistiche al femminile. A loro porgo un sentito ringraziamento per
il lavoro svolto, ringraziamento che estendo a tutti gli enti, le
associazioni, gli organi dello Stato, le Forze dell’Ordine e gli
uffici comunali, che hanno fornito i dati necessari per realizzare
questa pubblicazione. Un plauso sincero va all'Atelier d’arte delle
strutture riabilitative UOP 29 dell’Azienda Istituti Ospitalieri di
Cremona, che ha realizzato le belle immagini della copertina e
dell'introduzione ai vari capitoli. E un sentito ringraziamento
soprattutto a Lucia Zani, per la sua spontaneità e franchezza, per
questo suo modo di raccontare, con semplicità ma anche con il cuore,
i momenti storie di vita che, tutte insieme, fanno anche la storia
della nostra città”.