Maria Grazia Ventura, Bruno Tira, Paola Bignardi, Luigi Amore, Manuela Cavedagna, Greta Melli |
La
Fondazione Cariplo ha approvato il progetto Custodia Sociale
presentato da un gruppo di lavoro il cui capofila è la Cooperativa
Altana (gli altri partner sono Azienda Sociale del Cremonese,
Istituto “Vismara De Petri” di San Bassano, Società Cooperativa
Sociale “Sentiero”, Auser Comprensoriale). Il progetto intende
sperimentare interventi innovativi sul fronte della domiciliarità in
due contesti territoriali della provincia: l’ambito di Cremona
città e quello di San Bassano– Pizzighettone. A Cremona una prima
sperimentazione del servizio di custodia sociale ha messo in luce
quanto tale figura possa essere utile nella creazione di un vero e
proprio servizio di prossimità alla persona anziana alla sua
famiglia e alla comunità. La domiciliarità può rappresentare una
risposta adeguata e qualificata ai bisogni delle persone anziane.
Alla presentazione del progetto, tenutasi questa mattina a Palazzo
Comunale, sono intervenuti Luigi Amore, assessore alle
Politiche Sociali e presidente dell’Azienda Sociale Cremonese,
Paola Bignardi, componente del board della Fondazione Carialo
con delega ai Servizi alla Persona, Bruno Tira, per la
Cooperativa Altana, Maria Grazia Ventura per l’Istituto
Vismara De Petri di San Bassano, Greta Melli per la
Cooperativa Sociale “Sentiero”, e Manuela Cavedagna per
l’Auser Comprensoriale. Il progetto, che ha una validità di 18
mesi, fino al giugno 2015, ha ottenuto un finanziamento dalla
Fondazione Cariplo di 134 mila euro su un budget di 228 mila euro.
Il progetto ha obiettivi ben specifici:
- sostenere la famiglia nella scelta consapevole verso le possibili soluzioni di domiciliarità per la persona anziana: migliorare gli ambiti di ascolto, di orientamento, di consulenza, di sollievo della famiglia;
- supportare la famiglia nella libertà di scegliere e costruire progetti di cura per le persone anziane, garantendo l’orientamento nella rete dei Servizi e concorrendo all’integrazione dei Servizi Sociali e Sanitari esistenti sui territori e alla continuità assistenziale;
- facilitare l’accesso delle famiglie ai Servizi pubblici del territorio e ai Servizi resi dall’associazionismo e dal privato sociale, attivando protocolli di interazione e di accompagnamento;
- favorire il benessere personale dell’anziano e il mantenimento delle relazioni in un’ottica preventiva e di aggancio precoce di situazioni di bisogno che possano essere gestite e mantenute in percorsi di domiciliarità;
- sviluppare la capacità dei soggetti coinvolti di interloquire con il territorio, promuovere la rete territoriale dei servizi di cura;
- costruire e attivare azioni di prossimità nella comunità stessa, attraverso un lavoro sociale di comunità.
I custodi
sociali garantiscono la prossimità alle persone sul territorio,
svolgendo un’importante funzione di segnalazione delle criticità
rilevate al sistema dei Servizi e di attivazione delle risorse
territoriali, grazie a un rapporto continuativo con gli operatori e i
volontari del sistema welfare locale. Svolgono una funzione educativa
per la comunità e nella comunità, generando una rete di sostegno e
di informazione della prossimità alle persone anziane all’interno
del territorio in cui operano. Con la figura del custode sociale
l’intendo è in sostanza quello di promuovere un modello di
cittadinanza attiva in tutte le sue espressioni e diffusa in maniera
capillare.
E’
previsto che il custode sociale, nella sua attività, stabilisca un
raccordo col tutor di condominio, progetto già promosso dal Comune
di Cremona, finalizzato a fornire servizi di prossimità all’abitare,
migliorando la convivenza sociale dei residenti.
L’immagine
più eloquente ed immediata per definire del custode sociale potrebbe
essere quella di “sentinella” nel territorio, capace di
individuare i bisogni espressi e inespressi di cui le persone anziane
fragili e le loro famiglie sono portatrici, una sentinella che
veglia e facilita interventi di prevenzione.
Come ha
spiegato Paola Bignardi, il progetto rientra tra gli otto che sono
stati finanziati a livello regionale sul bando “Potenziare le
risposte agli anziani e ai bisogni delle loro famiglie”. Ne è
stata riconosciuta la validità in base a quattro precisi criteri:
coniuga pubblico e privato, coinvolge soggetti diversi e mette in
rete risorse ed esperienze, ha una governance credibile, prevede uno
spazio di accompagnamento della persona anziana.
“L’idea
del custode sociale – ha aggiunto l’assessore Luigi Amore –
nasce nel 2011 all’interno dell’ l’Azienda Sociale Cremonese ed
è vista come una sorta di sentinella attenta ad individuare
tempestivamente situazioni di solitudine, di fragilità, di bisogno,
sollecita nel prendersi cura delle persone più in difficoltà,
capace di facilitare le relazioni tra le persone e tra i soggetti che
hanno a cuore la comunità locale”.
Un compito non semplice, perché
implica un paziente lavoro di rete tra le famiglie, le risorse umane
presenti in ogni contesto, i Servizi Sociali territoriali, che spesso
faticano a rispondere alle istanze, numerose frequenti, specialmente
della popolazione anziana, più vulnerabile di fronte alle
difficoltà. Per questo l’assessore ha voluto ringraziare anche
tutti questi custodi sociali anonimi che, prima di questo intervento
strutturato, hanno comunque sempre operato stando a fianco di chi
aveva bisogno. Per l’assessore Amore si tratta di un importante
intervento di prevenzione per il futuro che vede un lavoro di
sinergia tra pubblico e privato: ora si rivolge alla popolazione
anziana, ma l’auspicio è che presto una figura simile possa essere
pensata per intervenire anche nel mondo giovanile.
La sfida,
per Bruno Tira, sta nella volontà di applicare lo stesso modello in
contesti diversi, quello cittadino da un lato e quello dei paesi
dall’altro, dove esistono forme di solitudine diverse per quanto
riguarda la popolazione anziana, con tutte le difficoltà connesse,
ma che non impedisce certo un’azione comune fra tutti i soggetti
presenti sul territorio, anzi la rende quanto mai necessaria,
soprattutto di fronte a risorse economiche sempre più ridotte e con
le istituzioni pubbliche che stanno cambiando radicalmente le loro
modalità di intervento.
Se Maria
Grazia Ventura, per l’Istituto Vismara De Petri di San Bassano, ha
sottolineato come le RSA rivestano un punto di riferimento importante
nel territorio e abbiano bisogno di maggiore flessibilità per
affrontare situazioni in continua evoluzione e quindi il progetto di
Custodia Sociale rappresenta un significativo passo in tale
direzione, per Greta Melli, della Cooperativa “Sentiero”, essere
partner in questa iniziativa significa poter offrire un ulteriore
aiuto agli anziani e alle loro famiglie. Infine Manuela Cavedagna,
per l’Auser Comprensoriale, vede questo progetto, fra l’altro,
come un importante laboratorio in grado di fare crescere le persone
nella loro attività quotidiana di volontari.