In occasione della ricorrenza
dell'8 settembre, l'Amministrazione Comunale, l'Associazione Nazionale
Partigiani d'Italia, l'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani e
l'Associazione Nazionale Divisione Acqui hanno organizzato una cerimonia
commemorativa che si è tenuta questa mattina, alle ore 11.45, nel Cortile
Federico II di Palazzo Comunale, davanti alla lapide che ricorda i Caduti della
Resistenza ed i Martiri di Cefalonia. Prima della cerimonia ufficiale, alle
10,45, al Civico Cimitero, si è svolto un momento di riflessione religiosa
promosso dall'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani.
Presenti le massime
autorità civili e militari, ha preso la parola il sindaco Oreste Perri che ha
pronunciato il seguente intervento:
“Autorità civili e militari,
rappresentanti delle associazioni combattentistiche, partigiane e
dell’Associazione Divisione Acqui,
ci
troviamo qui, di fronte alla lapide che ricorda
i Caduti della Resistenza ed i Martiri di Cefalonia, a 70 esatti anni dall’8 settembre 1943, quando venne
annunciato alla Nazione,
attraverso un radiomessaggio, dal Capo del Governo, Pietro Badoglio,
l’armistizio firmato il 3 settembre di quell’anno. L’8 settembre 1943 sancì il
crollo nella sconfitta e nella resa di qual disegno di guerra che aveva legato
l’Italia alla Germania nazifascista. Quella data segnò uno dei momenti più
difficili della nostra storia nazionale unitaria, ma rappresentò anche una
delle prove più grandi della forza vitale della nostra Patria.
Le immediate conseguenze
furono dirompenti e drammatiche. Confusione e sbandamenti imperversarono tra le
forze armate italiane lasciate senza una direttiva ed un comando.
Oltre 600.000 militari
italiani, tra soldati, sottufficiali ed ufficiali, vennero catturati,
rastrellati e deportati in Germania non avendo accettato di arrendersi ed
avendo rifiutato di combattere a fianco dell’esercito tedesco.
Tragico
fu l’annientamento della gloriosa Divisione Acqui, sull’isola di Cefalonia, dove il 13 settembre si ebbe il primo scontro tra
gli italiani e le truppe tedesche.
Intanto, in ogni parte
d’Italia, moltissimi civili cominciarono a darsi alla macchia dando vita alle
formazioni partigiane.
La storia della Resistenza è stata dunque segnata,
in un primo momento, dall’azione dei militari, animati dal senso del dovere,
della fedeltà e della dignità, compresi quelli deportati nei campi tedeschi,
avendo rifiutato l’adesione alla Repubblica di Salò.
In seguito, fu accompagnata dalla strenua e impavida
volontà di riscatto e dalla speranza di libertà e giustizia che condussero
tanti uomini e tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane, a costo
anche del sacrificio della vita.
Anche a Cremona, dopo
la proclamazione dell’armistizio, i soldati tedeschi trovarono una tenacissima
resistenza e poterono occupare la città solo dopo aspri combattimenti e
spargimento di sangue.
Ne sono testimonianza i tanti
cippi, i monumenti, le lapidi che ricordano i caduti di quei giorni sono
numerosi sia nella nostra città sia nel territorio provinciale, ma ricevono
troppe volte il nostro sguardo frettoloso o addirittura noncurante.
Vorrei ricordare in questa occasione Angelo
Digiuni, cavaliere della Repubblica e Medaglia d’Onore, recentemente scomparso,
che ha portato con sé, per tutta la vita, il ricordo della deportazione,
quando, neanche ventenne, finì in un campo di lavoro come prigioniero di
guerra. Degli internati ha rappresentato la memoria, accumulando anche
documenti e materiale informativo. Dopo l’8 settembre, a Udine, fu fatto
prigioniero e da lì cominciavano i suoi ricordi più profondi. Figlio di
contadini salariati, è stato uno degli oltre 500mila italiani “schiavi di
Hitler”, costretti a lavorare per l’industria nazista durante l’ultima guerra.
Invito coloro che non l’avessero ancora fatto, a leggere i ricordi della sua
prigionia: nonostante le tante sofferenze e privazioni subite, non hai infatti
mai perso la voglia di vivere, la speranza di tornare libero e di condurre una
vita degna di tale nome.
La Repubblica italiana
nasce proprio da una volontà di pacificazione fra tutti gli italiani. Proprio
per questo essa si fonda sui principi irrinunciabili di libertà, di democrazia,
di giustizia e di rifiuto di ogni forma di totalitarismo.
Condividiamo
ora l’impegno di fare memoria di un passato tragico perché da tutti noi sia
sempre sostenuto il ripudio della cultura della guerra, dell’odio fratricida, e
perché ci impegniamo ad educare i nostri giovani al senso di corresponsabilità
nella costruzione della pace, della giustizia e del bene comune. La pace che va
difesa ogni giorno. Mi auguro che sia sempre tenuto ben presente l’invito di
Papa Francesco, che proprio ieri, durante la veglia in piazza San Pietro, ha
invitato tutti gli uomini alla costruzione della pace. Viva la libertà, viva la democrazia, viva l’Italia,
viva Cremona!”
Un trombettiere del
Complesso bandistico “Città di Cremona” ha quindi suonato il silenzio, al quale
ha fatto seguito la deposizione della corona di alloro alla lapide posta sotto
i portici di Palazzo Comunale. L'omaggio è stato reso dal sindaco Oreste
Perri, dal presidente della Provincia Massimiliano Salini, dal prefetto
Paola Picciafuochi e dal consigliere regionale Carlo Malvezzi.
Hanno quindi preso la parola un rappresentante dell'Associazione Nazionale
Divisione Acqui, uno dell'Associazione Nazionale Partigiani e il prof. Angelo
Rescaglio per l'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Alla cerimonia ha
assistito uno degli ultimi testimoni di quel tragico periodo, il prof. Mario
Coppetti che, il prossimo mese di novembre, compirà 100 anni.