“Bank
of America, nell’ambito del proprio Art Conservation Project, ha
pubblicato un bando relativo a progetti di restauro di beni
culturali, che presentino particolari problemi conservativi e di cui
sia garantita la pubblica fruizione a seguito degli interventi
realizzati - dichiara l'assessore Irene Nicoletta De Bona – con la
Giunta abbiamo deciso di provare anche questa strada per valorizzare
il grande patrimonio storico emerso con gli scavi effettuati in
piazza Marconi.” La
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha segnalato
la possibilità, emersa dall’avanzamento degli studi sui materiali
dello scavo di piazza Marconi, di ricostruire le pareti dipinte di
una delle stanze della domus che è stata rinvenuta.
Di tali pitture,
sinora, è stato possibile esporre al Museo Archeologico soltanto
alcuni pannelli con singoli motivi decorativi. L’indagine
archeologica aveva consentito, infatti, il recupero di circa 6000
casse di affreschi frammentari relativi a fasi ed ambienti diversi
dell’edificio romano, distribuiti cronologicamente tra il II secolo
a.C. (I stile pompeiano) e il II-III secolo d.C.. Tra i numerosi
insiemi pittorici di grande interesse individuati sinora, spicca per
le sue caratteristiche tecniche, iconografiche e qualitative un
nucleo rinvenuto all’interno di una stanza posta al piano superiore
della domus, oggi ritenuta un cubiculum cioè una stanza da letto. Al
suo interno sono state raccolte circa 950 casse di frammenti di
intonaci dipinti che rappresentano per l’Italia settentrionale la
pressoché unica importante testimonianza di pittura di alto livello
di età augustea (ultimi decenni del I secolo a.C. – inizi del I
d.C.), un periodo molto poco attestato sinora e mai in relazione ad
una residenza urbana così ampia e indagata stratigraficamente.
“La
proposta progettuale che si sta elaborando in collaborazione con la
Soprintendenza - prosegue l'assessore - e che si vuole presentare,
prevede l’allestimento di uno spazio del museo che potrebbe
ospitare una struttura espositiva sulla quale sarebbero applicati i
frammenti pittorici, per una superficie che attualmente si può
calcolare come corrispondente a circa il 70% del totale, così da
restituire, anche plasticamente, il volume e la struttura della
stanza da letto, come già accaduto per alcuni contemporanei esempi
di importanti domus di Roma, tra tutte la Villa della Farnesina
presso il Museo di Palazzo Massimo. Il lavoro, particolarmente
complesso per la delicatezza dei materiali, la loro frammentarietà e
la difficoltà nel trovare le congiunzioni tra i vari pezzi,
necessita dell’opera non solo dei restauratori, ma anche di esperti
di pittura romana e, per l’esposizione, di un progetto di
allestimento adeguato alle problematiche conservative e coerente con
quello del resto del museo”.