La Giunta comunale, sulla base degli indirizzi e dei criteri formulati dal Consiglio Comunale nella seduta dell’11 marzo 2013, ha approvato lo schema di convenzione che verrà stipulata tra il Comune di Cremona e la Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari, finalizzata alla disciplina dei rapporti tra i due soggetti e al consolidamento del sistema di relazioni tra Comune e Fondazione. In particolare viene stabilito di concedere in uso gratuito, per un periodo di anni quindici, alla Fondazione Museo del Violino l’immobile di proprietà comunale (Palazzo dell’Arte). E' inoltre prevista la concessione in uso gratuito, sempre per un periodo di quindici anni, dei beni mobili attualmente facenti parte sia della collezione “Gli Archi di Palazzo Comunale”, sia del Museo Stradivariano. L'inaugurazione ufficiale del Museo del Violino si terrà il 14 settembre prossimo. Maggiori informazioni al riguardo saranno pubblicate sul sito Museo del Violino.
“Con questo atto rendiamo concreto il nuovo Museo del Violino. – dichiara il Sindaco Oreste Perri – Mancano ormai solo poche settimane all’apertura ufficiale di questo fondamentale tassello del Sistema Museale di Cremona. Un sogno che si traduce in realtà: riunire in un unico spazio, sottratto al declino e completamente riqualificato, il meglio della liuteria classica cremonese, un percorso espositivo dinamico, interattivo, coinvolgente, unico nel suo genere. Ed il tutto è stato realizzato in pochi anni, grazie alla sinergia tra pubblico e privato. Con l’apertura del Museo del Violino la nostra città avrà a disposizione un unicum mondiale, dove poter osservare ed ascoltare i nostri violini grazie alla presenza di un auditorium considerato un vero e proprio gioiello non solo per la sua innovativa struttura, ma soprattutto per l'acustica perfetta. Per Cremona è veramente un momento eccezionale che si inserisce nel riconoscimento, da parte dell' UNESCO, della liuteria cremonese quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità.”
Lo schema di convenzione recepisce e specifica i principi
generali relativi in particolare ai seguenti aspetti: criteri
tecnico-scientifici e standard gestionali orientati alla migliore
conservazione, fruizione, promozione e valorizzazione delle collezioni; costruzione
di sinergie con la realtà culturale e turistica del territorio, in particolare
con il Sistema Museale della città di Cremona; realizzazione di finalità
didattiche e di relazione con il mondo scolastico.
Per regolare i rapporti tra il Comune di Cremona e la
Fondazione Museo del Violino, dando piena attuazione all’atto di indirizzo
espresso dal Consiglio Comunale nella seduta dell’11 marzo 2013, la Giunta
Comunale ha adottato un proprio provvedimento per definire le indicazioni
operative, redatte sulla base dei principi generali stabiliti nella
deliberazione consiliare. Lo schema di convenzione è diretto a regolare e
consolidare il sistema di relazioni tra Comune e Fondazione, anche in relazione
ai beni alla stessa affidati e concessi. La convenzione ha lo scopo di:
realizzare livelli di qualità sempre più elevati nella gestione del patrimonio
museale, ottimizzando le condizioni di economicità; incrementare le
potenzialità di attrazione culturale e turistica della città; contribuire a
potenziare il ruolo del Sistema museale della città attraverso la
sperimentazione di modelli di gestione innovativi; applicare i criteri
tecnico-scientifici e gli standard minimi, con particolare riguardo alla
gestione e cura delle collezioni e dei servizi al pubblico; stabilire
gli impegni che il Comune e la Fondazione si obbligano a rispettare nonché le
forme, le modalità e le sedi di valutazione, concertazione e deliberazione di
tali impegni.
Un po’ di storia
Il progetto per il Palazzo dell’Arte
risale al 1941 e viene concepito con lo scopo di ospitare la IV edizione del
Premio Cremona, premio d'arte che Roberto Farinacci fortemente “sostiene” per
far esprimere ai pittori nazionali il vero credo fascista. Il grande edificio
per l’arte doveva quindi essere il più rappresentativo possibile e rispettare i
canoni dell’estetica di regime. Il committente dell’opera è l’Ente Autonomo
Manifestazioni Artistiche Cremonesi il cui presidente era il medesimo Roberto
Farinacci e il cui vice presidente era l’avv. Tullo Bellomi. Progettista del
Palazzo dell’Arte è l’architetto napoletano Carlo Cocchia.
Prima del suo arrivo a Cremona Carlo
Cocchia lavorò nella sua città natale, Napoli, mostrando un vivo e giovane
talento; venne segnalato a Roberto Farinacci in occasione della “Mostra
d’Oltremare” svoltasi a Napoli nel 1940 e per la quale il Cocchia aveva
progettato le Serre Botaniche adottando un linguaggio architettonico di chiara
impostazione razionalista. Roberto Farinacci rimase affascinato dal successo
della manifestazione al punto che decise di affidare l’incarico per il suo
grande progetto di rilancio culturale di Cremona al giovane architetto
napoletano. Un progetto, quello di Roberto Farinacci, dettato da una volontà
campanilistica celebrativa che mirava a fare di Cremona un centro
internazionale della cultura fascista. Il Palazzo dell’Arte rientrava in questa
strategia: con la funzione di ospitare le manifestazioni del Premio Cremona si
poneva come punto di riferimento per tutta l’arte internazionale “veramente
fascista”.
La prima proposta dell'architetto napoletano Carlo Cocchia per Palazzo dell'Arte
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Il progetto per il Palazzo dell’Arte
risale dunque al 1941. L’inizio dei lavori per la costruzione avviene nel 1942
con la speranza di poter inaugurare il palazzo l’anno seguente, per l’edizione
del IV Premio Cremona.
La richiesta di licenza edilizia viene
inoltrata a lavori iniziati (seppure un primo progetto risulta presentato al
Podestà di Cremona nel 1941, progetto che viene respinto dalla commissione
esaminatrice) e formalmente non concessa.
Il Palazzo
avrebbe in seguito ospitato la sede dell’Ente Autonomo Manifestazioni
Artistiche Cremonesi, la sede del Museo di Scienze Naturali, quella del Museo
Stradivariano e la sede della Scuola Internazionale di Liuteria.
Il Palazzo
viene realizzato su parte dell’area destinata ad ospitare i mercati, secondo il
progetto del Piano Regolatore: precedentemente in questa zona sorgevano antiche
cadenti abitazioni e il convento di S. Angelo. L’edificio viene realizzata in
mattoni a vista legati secondo motivi compositivi assai vari: la parte
anteriore del Palazzo è di tre piani fuori terra ed è costituita da due corpi a
base rettangolare simmetrici i quali presentano all’interno un cortile; questi
due corpi sono collegati da un volume centrale sospeso su colonne che individua
due ambiti, e da un corpo posteriore più basso.
I
lavori di costruzione vengono interrotti il 16 agosto 1943 a causa
dell’imperversare della guerra e riprendono nel 1946: il cantiere viene chiuso
nel 1947. Il linguaggio architettonico del Palazzo dell’Arte risulta del tutto
estraneo alle tendenze culturali predominanti nell’epoca a livello
internazionale e soprattutto all’ambiente padano. Rivela una serie di aspetti
contrastanti, ingigantiti senz’altro dalla non facile situazione creata dalla
guerra; in equilibrio tra una sfrenatezza barocca nell’uso del mattone e una
coscienza tormentata ma razionale nell’impostazione volumetrica, costituisce
all'interno dell'area culturale e architettonica cittadina una ulteriore
frantumazione delle “tendenze costituite”.
“…Carlo Cocchia è la figura di un architetto culturalmente impegnato ed attivamente partecipante alla trasformazione della scena architettonica negli anni tra il ’30 e gli anni ‘80. Nello svolgimento della sua attività professionale emerge che le opere realizzate dall’architetto napoletano, soprattutto quelle relative al periodo pre bellico, ben si adattano a quella condizione di insofferenza generalizzata vissuta dalla cultura architettonica italiana per taluni modelli razionalisti, prima istituzionalizzati dal regime fascista e dopo rifiutati, seppur parzialmente, attraverso un uso del linguaggio apparentemente eclettico e tradizionalista. …
Novecento, Classicismo e Razionalismo si susseguono, si accavallano e si influenzano in tutta l’architettura italiana tra le due guerre, ma nell’opera di Carlo Cocchia l’adattabilità ai diversi linguaggi sembra essere legata alla ricerca di una specificità architettonica: quella determinata dall’area geografica in cui le sue architetture dovranno collocarsi e dall’area culturale con cui dovranno confrontarsi.
…per il Palazzo dell’Arte di Cremona il Cocchia non progetta un complesso architettonico secondo una chiara impostazione razionalista ma immagina un edificio alla maniera classica: non aspira ad un progetto aperto ed internazionale ma pensa ad una architettura pacata e provinciale (nel senso positivo del termine) …nel centro storico di un’opulenta cittadina della Bassa Padana il rapporto con l’architettura urbana si risolve attraverso l’adozione dello stile classico e di un materiale da costruzione tradizionale: il laterizio. Materiale povero ed antico utilizzato con grande perizia tecnica e notevole sensibilità artistica.”
Il 10 dicembre 2009 la Fondazione
Giovanni Arvedi e Luciana Buschini ha formalizzato la disponibilità a farsi
carico dell’onere per la ristrutturazione di Palazzo dell’Arte per la
collocazione del Museo del Violino e delle attività collaterali.
Il 28 gennaio 2010 la Giunta Comunale ha preso atto della
presentazione, da parte della Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini,
dell’atto unilaterale d’obbligo per la realizzazione della copertura
dell’autosilo di piazza Marconi, per la sistemazione della piazza stessa e per
la ristrutturazione del prospiciente Palazzo dell’Arte. Nel contempo si è deciso di aderire alla proposta
contenente la promessa di donazione al Comune di Cremona di queste opere,
realizzate a cura e spese della Fondazione, mentre il Comune di Cremona ha
destinato il Palazzo dell’Arte a sede della Fondazione Antonio Stradivari di
Cremona, del Museo Stradivariano, oggi in Palazzo Affaitati, della Collezione
“Gli Archi di Palazzo Comunale” e della collezione di strumenti della
Fondazione “A. Stradivari” La Triennale.
In seguito la medesima
Fondazione ha presentato bozza di atto unilaterale d’obbligo che regola gli
impegni e le attività di loro competenza inerenti sia la progettazione che
l’esecuzione delle opere per la riqualificazione del Palazzo dell’Arte,
approvato dalla Giunta Comunale il 28 gennaio 2010. Con nota dell’8 aprile 2010
la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Brescia,
Cremona e Mantova ha autorizzato l’esecuzione delle opere del progetto
definitivo relativo agli interventi su Palazzo dell’Arte. La Fondazione
ha infine fatto pervenire al Comune il progetto definitivo di riqualificazione
che è stato approvato dalla Giunta Comunale il 22 aprile 2010, progetto poi
realizzato.