Festa di fine anno all'asilo nido Sacchi in una foto di repertorio |
A
seguire, come previsto dal regolamento dei servizi educativi per
l’infanzia e sulla scorta dei criteri approvati dal Consiglio
Comunale, la Giunta ha approvato le
tariffe dovute dalle famiglie per i servizi educativi per l’infanzia
e scolastici per l’anno scolastico 2013/2014. Sono stati rimandati
a successivi provvedimenti la tariffa del Centro Prima Infanzia, la
tariffa del tempo prolungato per asili nido, la tariffa del tempo
prolungato per le scuole infanzia comunali.
La
predisposizione del Bilancio di Previsione 2013 è stata molto
complessa e difficoltosa a causa delle notevolissime criticità
riscontrate. Si tratta di una situazione che non riguarda soltanto il
Comune di Cremona ma tutti i Comuni italiani ed è determinata
innanzitutto da due fattori:
- un taglio dei trasferimenti dallo Stato per effetto del decreto “spending review” del 2012 per un totale di 3,7 milioni di euro a valere sull’esercizio 2013;
- un patto di stabilità interno con un obiettivo ancora più impegnativo nel 2013 per effetto sia di un adeguamento delle modalità di calcolo della spesa media corrente, sia per effetto dell’impossibilità di detrarre il nuovo taglio dei trasferimenti dallo Stato.
Per
tali ragioni l’80% dei Comuni italiani non ha ancora approvato il
bilancio preventivo, i cui termini sono stati prorogati dal Governo
al 30 settembre 2013, data entro la quale, ai sensi delle
disposizioni vigenti, risulta possibile definire aliquote e tariffe
dei tributi locali, nonché le tariffe dei servizi pubblici a domanda
individuale. Gli enti locali, come è stato più volte rimarcato
anche dall’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), si
trovano in una situazione di grande incertezza, dovendo inoltre
misurarsi con un quadro normativo che, negli ultimi mesi, ha subito
modifiche ed ancora oggi non è pienamente definito. Il momento è
particolarmente difficile, aggravato da tutta una serie di situazioni
non ancora delineate, come quelle relative alla Tares e all'Imu. Tale
confusione i Comuni la stanno vivendo da tempo, ma quest'anno ancora
di più.
In
particolare, il Comune di Cremona, rispetto all’anno precedente, si
è trovato a fare fronte ad un taglio dei trasferimenti dallo Stato
pari a 3.700.000,00 euro; l’abrogazione con legge dello Stato
dell’addizionale ex ECA al ruolo IMU ha determinato un taglio di
920.000,00 euro, mentre le minori entrate da IMU di altri immobili,
rispetto alle previsioni 2012, ammontano ad 800.000,00 euro. Questo
solo per citare alcune delle entrate sulle quali il Comune di Cremona
non può più contare.
Non
avendo potuto approvare, per le ragioni sopra indicate, il bilancio
preventivo entro il 31 dicembre 2012, per legge è stato necessario
applicare il criterio dell'esercizio provvisorio: la spesa la si è
potuta finanziare limitatamente alla gestione ordinaria e solo per
dodicesimi dell'ultimo bilancio approvato (2012); non è stato
possibile finanziare la spesa straordinaria. Tutto questo ha
determinato ritardi che non possono essere imputati alla volontà di
questa Amministrazione.
Per
quanto riguarda la costruzione del bilancio 2013 si sono succeduti
numerosi incontri nei mesi di marzo, aprile e maggio tra il Sindaco,
gli Assessori, i Dirigenti e le forze di maggioranza dove sono state
individuate le linee da seguire: sostanziale contenimento della spesa
corrente, ad iniziare dalla spesa del personale e per incarichi di
qualunque genere; migliorare sensibilmente la copertura dei servizi a
domanda individuale, come sollecitato anche dalla Corte dei Conti in
diversi pronunciamenti.
Nonostante
i tagli di spesa che tutti gli Assessorati hanno provveduto a fare,
la situazione di squilibrio di bilancio, prima di ipotizzare una
rivisitazione del regime tributario e tariffario, era pari a
3.512.500,00 euro. La si può risolvere attraverso l’incremento
dell’addizionale IRPEF da 0,65% a 0,80% (sostanzialmente in linea
con gli altri capoluoghi italiani) e con l’incremento dell’IMU
per altri immobili da 0,93% a 0,98% (al di sotto di numerosi altri
capoluoghi italiani). Si tratta di misure che riguardano tutti i
contribuenti.
Venendo
ai servizi a domanda individuale, cioè facoltativi e non obbligatori
per legge come accade invece per i servizi Sociali, questa
Amministrazione ha assicurato la gratuità per quanto riguarda le
scuole per l’infanzia, e tariffe molto basse rispetto alla media
nazionale per gli asili, sino a quando è stato possibile farlo. Tale
situazione ora non è più sostenibile. Le attuali condizioni nelle
quali versa la finanza pubblica non permettono infatti di fare
ricadere sull’intera collettività i costi di servizi che sono
usufruiti solo da una parte dei cittadini (poco più del 2,5% dei 72
mila abitanti di Cremona). L’alternativa sarebbe stata quella di
interrompere tali servizi, oppure di limitarli, compromettendone così
la qualità che li contraddistingue e che da sempre è stata loro
riconosciuta.
Per
mantenere la qualità da sempre garantita, la Giunta ha deciso di
chiedere la compartecipazione alla spesa che l’Amministrazione deve
sostenere per assicurare tali servizi. Da qui l’introduzione, per
le scuole per l’infanzia, accanto alla quota variabile già in
vigore, di una quota mensile fissa, di importo comunque molto
limitato rispetto al costo del servizio, commisurata all’ISEE
(Indicatore della situazione economica equivalente), quale
compartecipazione alla spesa di funzionamento del servizio e,
parallelamente, un adeguamento della tariffa per gli asili nido.
Le
agevolazioni negli asili nido agiscono sulla tariffa fissa e sulla
quota variabile in funzione delle assenze del bambino. Le
agevolazioni nelle scuole per l'infanzia agiscono sia sulla tariffa
fissa mensile che su quella giornaliera.
Sono
previsti provvedimenti ed eventuali differenti condizioni di
agevolazioni, anche per le famiglie che si trovano in stato di
disagio e/o colpite dagli effetti della crisi economica. E’ inoltre
prevista l’istituzione di un apposito fondo, che sarà gestito dai
Servizi Sociali, per affrontare situazioni di fragilità.
Molte
altre città, indistintamente dal colore politico delle maggioranze
di governo, si sono già da tempo trovate costrette ad introdurre una
quota mensile fissa quale compartecipazione alla spesa di
funzionamento per la scuola per l’infanzia. La scelta compiuta non
è stata per niente facile ed è avvenuta solo dopo tutte le
necessarie verifiche. L’obiettivo è di mantenere tutti i servizi e
di mantenerli con gli stessi livelli di qualità attuali evitando,
per ragioni di equità, di farne pagare i costi a coloro che non ne
usufruiscono.
Si
conferma l’impegno a valutare le diverse situazioni che si
prospetteranno con la massima disponibilità all’ascolto da parte
dei Servizi delle Politiche Educative, assicurando che i bambini
continueranno ad essere accuditi e seguiti con la massima cura e gli
stessi standard di qualità come sino ad ora avvenuto.