Il Presidente Maroni osserva i resti del Carroccio |
Nel saluto rivolto al Presidente Maroni, il Sindaco Oreste Perri ha rievocato il clima di disordine e tensione che caratterizzava la Cremona del XII secolo. "Abbiamo oggi l'occasione di riscoprire e rileggere una pagina ricca ed affascinante della storia di Cremona relativa al Medio Evo e, in particolare, all'età comunale", ha esordito il primo cittadino, che ha aggiunto: "A quell'epoca le discordie e le tensioni laceravano la vita quotidiana, ma nonostante questo, grazie ad uno sforzo condiviso, riusciva spesso a prevalere il bene comune che già aveva portato all'edificazione della Cattedrale, espressione, allora, della concordia e della pace tra i diversi ambiti, quello religioso e quello laico, segno, nello stesso tempo, dell'orgoglio civico, cioè dell'autonomia e dell'autodeterminazione della città. Oggi la situazione è solo storicamente diversa". Riferendosi quindi alla situazione attuale, caratterizzata da una profonda crisi e dalle difficoltà nelle quali versano gli enti locali, costretti a fare quadrare i conti con risorse sempre più risicate, il Sindaco ha sottolineato la necessità di un "confronto proficuo tra la Regione e le istituzioni locali per cercare di dare al territorio risposte, chiare e precise in termini di servizi, che i cittadini si aspettano dagli amministratori che hanno eletto".
All'intervento di Oreste Perri è seguito quello del presidente della Regione Lombardia. Prendendo spunto anch'egli dalla storia medievale, che ha visto spesso rovinare i vari comuni del Nord Italia in lotta fra loro, ha scongiurato il ripetersi di tali conflitti oggi, che comporterebbero l'indebolimento della Lombardia contro la crisi. Il presidente ha espresso poi vicinanza agli enti locali e alle imprese, assicurando il perseguimento delle promesse elettorali, sottolineando infine l'importanza del Carroccio "simbolo di lotta contro l' ingiustizia". "Chi combatte può vincere", ha aggiunto Maroni, "così dobbiamo fare noi: combattere la crisi. Nella nostra regione la disoccupazione è raddoppiata e la situazione è grave soprattutto fra i giovani dove uno su quattro non trova lavoro". Infine l'Assessore Cristina Cappellini ha garantito la valorizzazione delle eccellenze culturali cremonesi e lombarde anche in vista dell'Expo 2015.
Tra storia e leggenda
Nel 1213 l'esercito milanese, alleato con Piacenza, Como, Vercelli, Novara e Alessandria, invase il territorio cremonese. La città, fedele all'imperatore Federico Barbarossa, inviò le sue truppe, rafforzate da un contingente di militi bresciani: i due eserciti si incontrarono il 2 giugno, presso Castelleone, in località Bodesine. Era il giorno della Memoria Liturgica dei Santi Pietro e Marcellino, i cui corpi erano conservati, secondo la tradizione popolare, nella chiesa cittadina di San Tommaso. La leggenda racconta che le donne con i bambini e i vecchi, rimasti in città, si recarono presso l'arca dei due martiri per impetrarne l'intercessione: i due santi sarebbero intervenuti personalmente, sotto forma di colomba, per aiutare i cremonesi (i corpi dei due martiri saranno poi traslati nella cripta della Cattedrale ed eletti compatroni della città). La battaglia si concluse con la vittoria dei cremonesi, che strapparono a Milano il Carroccio e lo portarono in città insieme alla grande croce d'argento che vi stava sopra, issata su di un'asta; questa fu affidata, qualche mese più tardi, al Capitolo della Cattedrale, insieme a un 'troncone' di pertica dello stesso carroccio. Il resto del carroccio sarebbe rimasto sotto i portici del palazzo comunale per circa novant'anni, fino a che, agli inizi del Trecento, il podestà Martino della Torre lo avrebbe fatto rimuovere e collocare nei matronei della Cattedrale.