16 gennaio 2014

Un progetto per la valorizzazione dei reperti di piazza Marconi

Bank of America, nell’ambito del proprio Art Conservation Project, ha pubblicato un bando relativo a progetti di restauro di beni culturali, che presentino particolari problemi conservativi e di cui sia garantita la pubblica fruizione a seguito degli interventi realizzati - dichiara l'assessore Irene Nicoletta De Bona – con la Giunta abbiamo deciso di provare anche questa strada per valorizzare il grande patrimonio storico emerso con gli scavi effettuati in piazza Marconi.” La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha segnalato la possibilità, emersa dall’avanzamento degli studi sui materiali dello scavo di piazza Marconi, di ricostruire le pareti dipinte di una delle stanze della domus che è stata rinvenuta.

Di tali pitture, sinora, è stato possibile esporre al Museo Archeologico soltanto alcuni pannelli con singoli motivi decorativi. L’indagine archeologica aveva consentito, infatti, il recupero di circa 6000 casse di affreschi frammentari relativi a fasi ed ambienti diversi dell’edificio romano, distribuiti cronologicamente tra il II secolo a.C. (I stile pompeiano) e il II-III secolo d.C.. Tra i numerosi insiemi pittorici di grande interesse individuati sinora, spicca per le sue caratteristiche tecniche, iconografiche e qualitative un nucleo rinvenuto all’interno di una stanza posta al piano superiore della domus, oggi ritenuta un cubiculum cioè una stanza da letto. Al suo interno sono state raccolte circa 950 casse di frammenti di intonaci dipinti che rappresentano per l’Italia settentrionale la pressoché unica importante testimonianza di pittura di alto livello di età augustea (ultimi decenni del I secolo a.C. – inizi del I d.C.), un periodo molto poco attestato sinora e mai in relazione ad una residenza urbana così ampia e indagata stratigraficamente.

La proposta progettuale che si sta elaborando in collaborazione con la Soprintendenza - prosegue l'assessore - e che si vuole presentare, prevede l’allestimento di uno spazio del museo che potrebbe ospitare una struttura espositiva sulla quale sarebbero applicati i frammenti pittorici, per una superficie che attualmente si può calcolare come corrispondente a circa il 70% del totale, così da restituire, anche plasticamente, il volume e la struttura della stanza da letto, come già accaduto per alcuni contemporanei esempi di importanti domus di Roma, tra tutte la Villa della Farnesina presso il Museo di Palazzo Massimo. Il lavoro, particolarmente complesso per la delicatezza dei materiali, la loro frammentarietà e la difficoltà nel trovare le congiunzioni tra i vari pezzi, necessita dell’opera non solo dei restauratori, ma anche di esperti di pittura romana e, per l’esposizione, di un progetto di allestimento adeguato alle problematiche conservative e coerente con quello del resto del museo”.

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